Luca Micheli, ha 29 anni è originario di Roma. Da qualche anno si è trasferito in Irlanda per lanciare il suo ultimo progetto Customerly, una live chat integrabile in ogni sito con business intelligence inclusa che attualmente conta più di 2.000 utenti registrati.
Luca tutto è iniziato…
«Per passione. Da piccolo ero innamorato dei computer ed ero curioso di sapere cosa ci fosse dietro quei programmi per PC. Mentre ero all’università a studiare informatica decisi di investire nel mio primo libro di programmazione per iPhone. Fu amore a prima vista. Iniziai a creare diversi giochini con delle belle soddisfazioni. Era appena iniziato il fenomeno AppStore quindi ho cavalcato l’onda. Avevo sviluppato una serie di app raggiungendo quasi 70k persone in Italia. Ma l’app che mi ha lanciato veramente è stata QuizPatente! che ad oggi é stata usata cumulativamente da più di 6 milioni di persone.»
Come è nata QuizPatente?
«Per bisogno! Nel 2011 quella che allora era la mia fidanzata doveva prendere la patente di guida, dato che molto spesso toccava a me correggere le sue schede decisi di sviluppare un’app per aiutarla a svolgere i quiz in modo più semplice e dinamico. In quegli anni esistevano già delle app per svolgere i quiz ma erano noiose e poco attraenti graficamente. Decisi così di crearne una aggiungendo al suo interno della gamification.»
Per poterla realizzare quale percorso accademico hai seguito?
«Per portare avanti QuizPatente ho lasciato l’università e ho iniziato a studiare per conto mio. In questo modo ho potuto imparare molte più cose – se fai e sperimenti concretamente – apprendi molto più velocemente rispetto a uno studio unicamente teorico.
Nel corso degli anni ho vinto due borse di studio per due Startup School, una al Politecnico di Milano e una a San Francisco, esperienze che mi hanno permesso di crescere e di farmi conoscere.»
Oltre a QuizPatente hai portato avanti altri progetti?
«Si, nel corso degli anni ho iniziato a creare AutoscuolainCloud, un software as a service per autoscuole. E’ proprio per questo che oggi mi trovo in Irlanda. O meglio, é per questo motivo che ho creato Customerly e mi son trasferito in Irlanda per espanderlo world wide. L’esperienza di creare un software as a service, mi ha fatto intuire delle mancanze nella gestione dei clienti. Avevo di fondo tre problemi: la mancanza di un supporto clienti integrato nella piattaforma, l’impossibilità di inviare email automatizzate basate sui comportamenti degli utenti sulla piattaforma e la mancata raccolta di feedback da parte dei clienti. Da queste tre mancanze iniziai ad architettare assieme al mio attuale team la prima bozza del software. La challenge che c’era dietro era di gran lunga più ambiziosa rispetto a creare una semplice app per quiz della patente. Ma che gusto ci sarebbe senza grandi sfide?
Come ti sei mosso in seguito?
«Nell’estate 2015 iniziammo la progettazione e mentre di giorno lavoravo al mio progetto di QuizPatente e AutoscuolainCloud, la notte e nei weekend lavoravo a Customerly. Mi sono messo nuovamente in gioco, iniziando a studiare nuovi linguaggi di programmazione solo per sviluppare quello che é l’attuale Live Chat di Customerly.»
Qual è lo stato dell’arte di Customerly?
«Oggi, dopo quasi 3 anni di lavoro, siamo arrivati a più di 2.000 utenti registrati sulla piattaforma, con 4 milioni di conversazioni gestite e 800.000 persone giornaliere sulla Live Chat. La cosa più stupefacente di questi risultati é che in entrambi i casi, ci siamo riusciti senza alcun investimento.»
La cosa più bella che hai scoperto durante questi anni?
«Che il team é tutto. Se non ci fossero dietro Matteo Martinelli (Backend Developer), Daniele Ratti (Advisor), Gianni Genovesi (Android Developer) e Paolo Musolino (iOS Developer) questo progetto non sarebbe qui. Senza passione in quello che facciamo ogni giorno probabilmente ora non sarei in Irlanda a raccontarti questa storia.»
Perché proprio l’Irlanda?
«Abbiamo scelto l’Irlanda per aprire l’azienda perché quando eravamo a San Francisco ci hanno detto che se volevamo fare sul serio ci serviva una LTD (Limited Company) o una LLC americana. Abbiamo valutato Londra, ma subito dopo la Brexit ho deciso di trasferirmi in questo meraviglioso paese che é l’Irlanda.»
Com’è aprire un’azienda in Irlanda?
«Qui é tutto più semplice. Abbiamo aperto la Limited in pochissimo tempo e senza grandi sforzi. Ti dico solo che non ho mai visto il mio commercialista di persona! E appena terminata la prima call continuavo a ripetergli: “ma davvero é cosi semplice qui?” Ero incredulo. Qui ogni cosa é PRO Business e un giorno raccontando ad un irlandese la situazione Italiana di tassazione e gestione mi ha risposto: “ma é completamente anti business!“»
La cosa più bella di Dublino?
«Sicuramente la community di tech, composta da imprenditori e startupper. Qui ci si da una mano costantemente ed é pieno di eventi molto interessanti.»
Obbiettivo futuro?
«Il mio obiettivo di vita é aiutare/ispirare 1 miliardo di persone. Sono ancora molto lontano dal traguardo (“solo” 7 milioni) ma pensando a come si sta sviluppando velocemente Customerly sono sicuro che é il modo giusto per arrivare all’obiettivo.»
Un consiglio ai ragazzi e alle ragazze che desiderano seguire la tua strada?
«Chiedetevi quale é la passione che vi accende ogni giorno e perseguitela, non è questione di fortuna. Ricordatevi che avete a disposizione tutto il tempo del mondo, dovete solo utilizzarlo in modo efficace. Se desiderate lanciare un prodotto di successo, ricordatevi che non vi occorreranno soldi ma solo tanta passione e voglia di fare.
Vi consiglio anche di leggere The Lean Startup di Eric Ries.
Siamo in un’era meravigliosa, con delle opportunità che 100 anni fa si sognavano. Avete tantissime informazioni gratuite per formarvi e portare avanti la vostra idea. Parlatene in giro, avvicinatevi al cerchio di persone giuste, tralascia quelle che vi portano verso la mediocrità. Ma soprattutto non smettete mai di studiare quello che vi interessa!»
Per concludere qual è la tua citazione favorita?
È di Confucio: “Trova un lavoro che ami e non lavorerai mai un giorno della tua vita”.
Gloria Chiocci