Jacopo Mele, 27 anni è uno dei grandi innovatori del nostro tempo, riconosciuto anche da Forbes come uno dei 30 under 30 d’Europa. Jacopo ha la capacità di guardare oltre l’oggi e proiettarsi diretto in progetti che guardano diritti al futuro. Ho avuto il piacere di conoscerlo, confrontarmi e condividere con lui lo stesso palco e oggi in questa intervista mi racconta di Aurora, un progetto che guarda agli imprenditori di domani!
Jacopo finalmente riesco ad intervistarti! Mi racconti di Aurora?
«Aurora è un progetto che nasce con l’obiettivo di connettere il talento con le opportunità sparse per l’Europa; lo fa allenando i ragazzi under 23 a valicare costantemente nuovi limiti prendendo consapevolezza delle loro possibilità affrontando scelte lungimiranti in modo frequente.»
Come e da chi nasce Aurora?
«Nasce dalla grande esperienza di fondazioni europee che da sempre si occupano di imprenditoria e cultura giovanile. Alcune di queste fondazioni hanno più di 100 anni, con Aurora abbiamo unito i loro saperi creando insieme a loro un programma dedicato ai ragazzi dai 16 ai 23 anni.»
Perché proprio questa fascia d’età?
«Perché è la fascia dove si vivono più trade-off ma è anche l’età dove i ragazzi sono più propensi a superare i propri limiti e esplorare nuovi ambiti con curiosità ed entusiasmo.»
Come si allena un ragazzo a superare costantemente i suoi limiti?
«Li alleniamo a sperimentare continuamente esplorando sempre nuovi punti di riferimento. Infatti Aurora contribuisce con una borsa di 10.000€ a fondo perduto ed una rete di 500 Wizard di riferimento in tutto il mondo che li aiuteranno a trovare sempre nuove sfide, presidiando nuove soglie di innovazione. Tutto questo avviene assicurandoci sempre che i ragazzi bilanciano sfide con competenze.»
Chi sono e da dove provengono questi Wizard?
«Provengono dal mondo della tecnologia, del management e dell’innovazione. Tra i Wizard c’è anche Alec Ross consigliere all’innovazione della Casa Bianca durante la Presidenza Obama, solo per citarne uno.
Il ruolo dei Wizard è quello di ampliare gli orizzonti dei ragazzi e ispirarli ad avere sempre e costantemente la capacità di ascoltare ed accedere a nuovi contesti. Il nostro è invece quello di creare quanti più eventi casuali positivi possibili trasformandoli così in occasioni di creazione valore per gli under 23.»
Perché lanciare un progetto così innovativo in questo periodo?
«Proprio in questo periodo tra i nostri imprenditori e sponsor è aumentata la consapevolezza che abbiamo bisogno di nuovi imprenditori e di un nuovo ecosistema imprenditoriale, che sia in grado e capace di vivere a proprio agio anche in situazioni di incertezza e ambiguità.»
Come ci si candida al programma?
«Ci si inscrive in modo continuo andando sul sito e ogni tre mesi aggiungiamo al programma altri ragazzi con l’obiettivo finale di prenderne 100 all’anno. Qualche giorni fa sono partiti i primi 14 ragazzi, hanno iniziato ora il loro percorso che durerà 3 anni e potranno svolgere mentre studiano o creano la propria startup.»
Nel breve periodo come si può portare innovazione all’interno di un’organizzazione?
«Tutte le corporate oggi richiedono trasformazione e per attuarla mettono in piedi progetti su progetti anche se il loro grande problema rimane quello di non riuscire a instaurare una nuova abitudine, nonostante viviamo nell’era della reciprocità e del digital.
Le corporate fanno di tutto: progetti, consulenza, workshop, ma poi i manager tornano nel loro ufficio alle vecchie abitudini, sanno quali sono quelle giuste ma non le applicano e non le interiorizzano.
Quello che facciamo è coinvolgere i manager delle Aziende e farli affiancare dagli Aurora Fellow (i ragazzi del nostro programma), che sono immersi a pieno nell’oggi: nella digital economy, nei feedback ciclici, nella sperimentazione e nell’innovazione continua. Ciò avviene per quindici giorni tre volte l’anno. Il match si concretizza solo sul feeling e non sulle competenze, non c’è una figura junior e una senior. Si lavora alla pari. L’obiettivo finale è quello di far evolvere la cultura organizzativa e far sì che il manager interiorizzi nuove vantaggiose abitudini:quindici giorni sono il minimo per allenare una nuova abitudine.»
Un consiglio che daresti ai giovani che stanno cercando la loro strada?
«Domandatevi sempre come poter cercare sempre uno o più punti di riferimento magari anche non comprensibili già da oggi e lasciatevi trasportare dalle sensazioni perché la nostra vita non è lineare.
Io incontro tantissimi ragazzi interessanti ma tanti altri mi preoccupano perché non si mettono in gioco e si impauriscono davanti a cose che non conoscono, esperienze che non hanno mai fatto o semplicemente non si interessano. Ma se c’è una cosa che non capite è proprio quella che dovete imparare!
Dedicatevi alle passioni, fate solo le cose che vi fanno stare bene, spronatevi, spingetevi e createvi delle abitudini per conquistare sempre nuovi punti di riferimento e se nel tragitto trovate un ostacolo siete qui per superarlo! C’è un amico, David Clementoni che dice sempre: “salta e vedrai apparire la rete!” Molti hanno paura di saltare perché vedono il vuoto ma per mia esperienza ogni volta che salti poi trovi la rete e quel coraggio unito al pensiero responsabile e divergente è sempre premiato, ci aiuta a imparare grandi cose.»
Grazie Jacopo!
Gloria Chiocci