Gerardo Forliano ,34 anni di Milano. La sua storia unisce un percorso in ingegneria informatica e il mondo del marketing due mondi che all’apparenza possono sembrare così distanti ma che nel percorso di Gerardo si uniscono nella oramai celebre metodologia Growth Hacking. Il percorsi di Gerardo che tra poco scopriremo insieme è la prova che studia accademici e passioni possono unirsi e creare nuove professioni che fino a qualche anno fa erano impensabili!
Gerardo sei quindi un Imprenditore Digitale e Startup Growth & OKR Advisor, di quali aspetti si occupa la tua figura professionale e come hai avviato questo percorso di carriera?
«Prima di tutto mi sono avvicinato al mondo del growth hacking quando ancora non se ne parlava in Italia, all’incirca verso il 2015-2016, ed è stata un’autentica epifania in quanto questa metodologia ha rappresentato per me l’anello di congiunzione tra il mio percorso accademico da ingegnere informatico e quello da autodidatta e appassionato del mondo digitale e del marketing.
Fare l’imprenditore digitale così come l’advisor significa possedere svariate competenze da manager in quanto in entrambi i casi si è portati a dover gestire dei team di aree diverse. Nello specifico bisogna saper creare la giusta empatia con i propri colleghi, essere metodici per gestire i vari cicli operativi, essere analitici per poter monitorare, verificare i risultati che si ottengono ed infine saper progettare una strategia di crescita del progetto imprenditoriale. Le competenze tecniche sono altrettanto importanti, più che altro per poter dialogare e potersi confrontare allo stesso livello con gli specialisti, ovvero le persone più operative.»
Hai scritto un libro interamente dedicato al growth hacking, cos’è e quando si applica?
«Sì, ho avuto il piacere di scrivere Growth Hacking – Strategie e strumenti per far crescere startup e PMI. In questo libro ho voluto raccontare il mio punto di vista sul growth hacking e soprattutto in che modo può essere applicato per potersi rivelare effettivamente utile per un business. In sintesi si tratta di una metodologia che consente di avviare un processo di sperimentazione continua per poter individuare nel tempo le attività che possono contribuire in maniera significativa alla crescita di un business. Ovviamente – per essere il più efficace possibile – è bene applicare il growth hacking una volta che si è verificata la reale utilità del prodotto o servizio in questione per un determinato segmento di clientela, altrimenti si rischierebbe di avviare test su qualcosa che non funziona o per il pubblico sbagliato.»
Imprenditoria giovanile e startup, quale consiglio daresti a tutti quei giovani che desiderano realizzare la propria idea?
«Cerco di andare all’essenza delle cose: verificate innanzitutto che la vostra idea risolva un problema reale e che ci sia gente disposta a pagare per ottenere la vostra soluzione. Se ci sono altri concorrenti, e probabilmente è così, assicuratevi che il vostro prodotto o servizio sia migliore e che abbia un posizionamento del brand che permetta di farlo emergere rispetto agli altri del settore. Dovrete poi saper comunicare adeguatamente la missione del vostro progetto. Solo in questo modo riuscirete a ispirare e attrarre i potenziali clienti, colleghi, partner e investor.
Noi con YmpactX – partendo da un media online che tratta di business a 360 gradi – stiamo sviluppando un percorso che acceleri la crescita di talenti e startup attraverso la pratica, l’interazione tra le persone, la guida degli esperti e la personalizzazione dell’esperienza.»
Grazie Gerardo!
Gloria Chiocci