Massimiliano Zampini, nato nel 1988 in provincia di Verona, è un giovane imprenditore appartenente alla quarta generazione di una famiglia di artigiani edili. Dopo aver terminato gli studi, decide di dedicarsi al mestiere di famiglia, lavorando direttamente sui cantieri per acquisire esperienza. Successivamente si trasferisce a Londra con la sua fidanzata Erika De Santi, co-fondatrice della scaleup WeRoad. Quest’esperienza all’estero gli ha dato l’opportunità di riflettere sulla sua carriera e sul suo futuro, e nel 2021 frequenta un Master Executive Program in Finanza Immobiliare e Real Estate presso la Bocconi SDA. Oggi, alla guida di WAO, Massimiliano gestisce i 3 co-working spaces che ospitano, tra le tante realtà, anche tutte le company di OneDay Group (come WeRoad e ScuolaZoo) e organizza ogni giorno opportunità di incontro per startup, freelance e nuove generazioni che vogliono incontrarsi e connettersi. Ecco la storia di un giovane imprenditore che sta costruendo ponti tra tradizione e innovazione nel settore Real Estate.
Massimiliano, puoi condividere un’esperienza che evidenzi il modo in cui il luogo di lavoro può influenzare le performance e l’esperienza dei professionisti? Quali sono gli elementi chiave che ritieni abbiano un impatto significativo?
«Ritengo che gli elementi chiave e di maggiore impatto siano la flessibilità, l’unicità degli spazi e un approccio centrato sulle persone e sulle community. Nell’esperienza della gestione dei tre building che ospitano le aziende di OneDay Group e gli oltre 200 coworker esterni, dopo aver ripensato gli spazi abbiamo raccolto ottimi feedback qualitativi e di performance. L’introduzione di aree più aperte e stimolanti ha favorito le connessioni e il confronto tra i vari professionisti che popolano questi spazi, portando a risultati di business più efficaci. Ambienti di lavoro informali e creativi non solo favoriscono la produttività, ma incoraggiano l’interazione tra le persone. Si potrebbe quindi dire che l’approccio centrato sulle community e l’atteggiamento innovativo e un po’ irriverente del gruppo OneDay, che per primo ha occupato questi spazi, sia stato fondamentale nel plasmare l’idea alla base della startup proptech WAO.»
Puoi spiegare come il progetto WAO (We Are Open) si distingue come spazio di co-working e co-living, e quale idea di “esperienza” state cercando di offrire ai giovani professionisti?
«Si distingue senz’altro per la sua visione incentrata sull’esperienza umana all’interno dei suoi spazi. Non ci limitiamo quindi a fornire desk e connessione internet, come nei più tradizionali uffici di coworking. Trasformiamo spazi vuoti in ambienti pieni di vita, stimolanti, informali, smart e polifunzionali, dove passione e professionalità si incontrano ogni giorno. Il nostro target non è ”anagrafico” ma ci rivolgiamo a persone che condividono il bisogno di fare nuove esperienze, conoscere persone e trascorrere tempo in un luogo di aggregazione che sia un vero punto di riferimento.»
Con la recente apertura di PL7 a Milano, che si basa sull’innovazione e sulla contaminazione di idee, potresti condividere alcune delle caratteristiche chiave che rendono questo spazio di coworking unico? Quali aspetti dell’ambiente di lavoro avete progettato per ispirare la creatività e la collaborazione tra i professionisti?
«Ogni spazio WAO non viene fatto con lo stampino: ciascun edificio è personalizzato al massimo e cerca di integrarsi al meglio con il contesto in cui si posiziona. Progettiamo e creiamo spazi di condivisione e li predisponiamo affinché siano sinergici con il tessuto urbano in cui sono inseriti: è il caso di PL7, un edificio di 3000 mq con più di 10 sale riunioni, una caffetteria, aree espositive e spazi pensati per ospitare eventi di ogni tipo. La sua caratteristica più importante è che si integra perfettamente nell’anima del quartiere Isola a Milano, attorno al quale si sviluppa anche il concept creativo dell’estetica del building, ispirata a luoghi iconici e ai colori della scena urbana Isolana. Tra le meeting room e gli spazi di PL7 si trovano forme e colori che evocano Piazza Archinto e Piazzale Minniti, la stazione Garibaldi e le sue luci, ma anche le installazioni temporanee, i graffiti, i parchi e le nuove costruzioni come il Bosco Verticale.»
Grazie Massimiliano!
Gloria Chiocci