Alessandra Natalino, 32 anni, è nata a Napoli ma è cresciuta a Forlì, in Emilia Romagna. La sua carriera è un esempio di dedizione e curiosità per il mondo della sanità, esplorato da diverse angolazioni. Dopo aver iniziato come infermiera, Alessandra ha ampliato le sue competenze diventando consulente e operation specialist in ambito ospedaliero. Ha perfezionato la sua formazione con un Master in Management Sanitario presso la SDA Bocconi, e nel 2023 ha seguito un corso specializzato in Impresa Sociale e Non Profit con “Frollaup – Intraprendere Sociale”. Questo percorso le ha fornito le competenze necessarie per trasformare idee innovative in realtà imprenditoriali ad alto impatto sociale. Attualmente, Alessandra sta frequentando il Programma di Sviluppo Manageriale della SDA Bocconi, per acquisire una visione completa e strategica della gestione aziendale.
Il progetto Myra si distingue per la sua missione sociale e innovativa. Qual è stato il percorso personale che ti ha portato a ideare un brand di gioielli così unico, e cosa ti ha ispirato a concentrarti sull’inclusione delle persone cieche e ipovedenti nel campo del jewelry design?
«Con una laurea in Infermieristica e un Master in Management Sanitario, ho sempre cercato di unire la mia passione per la cura della persona a 360 gradi con l’imprenditoria. Le statistiche mostrano che in Europa il 75% delle persone cieche è senza un lavoro retribuito: l’Italia è al secondo posto in questa triste classifica. Da questa consapevolezza nasce Myra Lab, un progetto che crea opportunità lavorative a persone cieche e ipovedenti consentendo loro di esprimere la propria creatività e di sentirsi parte attiva della società. E perché non farlo nel campo dei gioielli, spesso considerati come oggetti “belli alla vista”, dimostrando che la bellezza può essere percepita anche attraverso gli altri sensi?»
Myra ha rivoluzionato il processo di creazione di gioielli, passando dalla tradizionale progettazione su carta alla modellazione tattile. Quali sfide avete incontrato nell’adottare questo approccio e come avete educato il mercato a comprendere e apprezzare il valore aggiunto dei vostri gioielli?
«Le persone cieche dalla nascita sono in grado di acquisire le informazioni tattili più velocemente rispetto a chi non ha deficit visivi. Per questo, abbiamo rivisto il processo di creazione dei gioielli che non parte dal disegno ma dalla modellazione di una pasta malleabile. Un approccio che permette di apprezzare il gioiello come una vera forma d’arte tattile. Stiamo sviluppando un percorso formativo ad hoc per rendere le persone cieche autonome nella creazione dei gioielli. Lo faremo con il supporto di una persona cieca, per identificare meglio strumenti e tecniche adattati alle loro esigenze. Condividere questa fase sui nostri canali social ci permetterà di far apprezzare il valore unico dei nostri gioielli.»
Il vostro brand è un esempio potente di come l’imprenditorialità possa coniugare bellezza e impatto sociale. Quale messaggio vorresti trasmettere ai giovani che desiderano creare un’impresa con uno scopo sociale e che affrontano il timore di non avere l’esperienza o le risorse necessarie per iniziare?
«Creare un’impresa è un percorso ricco di alti e bassi, ma incredibilmente stimolante e gratificante. Specialmente quando ti permette di affrontare sfide sociali e ambientali e avere un impatto positivo.
Quando ho iniziato a lavorare su questo progetto, anche io avevo molte incertezze e pochi mezzi. Nonostante i momenti difficili, la soddisfazione di vedere il mio progetto crescere è stata immensa. Il mio messaggio è di non aver paura di partire da piccoli passi: sfruttate le risorse online, partecipate a eventi di networking, raccontate la vostra idea.
Ogni singolo atto di coraggio può innescare un cambiamento significativo.»
Grazie Alessandra!
Gloria Chiocci