Gianluca Ghirelli ,25 anni, originario di Gubbio, è un artista che ha costruito il proprio percorso tra studio, ricerca e sperimentazione. Dopo il liceo artistico, ha proseguito la sua formazione conseguendo una laurea triennale presso l’Accademia di Belle Arti Pietro Vannucci di Perugia. La sua arte riflette una profonda esplorazione del contemporaneo, toccando temi come la solitudine, la libertà espressiva e il rapporto tra uomo e tecnologia. In questa intervista ci racconta il suo percorso, le ispirazioni che hanno segnato la sua crescita e il messaggio che vuole trasmettere attraverso le sue opere.
Gianluca, cosa ti ha portato a intraprendere la carriera artistica e quali sono state le tappe fondamentali che hanno definito il tuo stile e la tua voce nel panorama contemporaneo?
«Penso che fin da piccoli ognuno di noi abbia la capacità di esprimersi attraverso ciò che chiamiamo “arte”. È un concetto vasto e affascinante, su cui mi soffermo a riflettere ogni giorno. Credo che una delle cose più limitanti per un bambino sia colorare album con figure già disegnate. La libertà è la risorsa più preziosa che possediamo fin dalla tenera età, ed è proprio grazie a questa consapevolezza che mi sono avvicinato all’arte.
Definire le tappe fondamentali del mio percorso non è semplice, ma se dovessi individuarne una chiave, direi che è stato l’incontro con Riccardo Ricci, artista e docente all’Accademia di Belle Arti Pietro Vannucci. Avere accanto una figura di riferimento, sia a livello umano che artistico, mi ha spinto a migliorarmi costantemente e a sviluppare una visione più profonda del mio lavoro.»
La tua scultura “Narciso” affronta un tema profondo come la solitudine nell’epoca della connessione. Come sei arrivato a concepire quest’opera e quale messaggio speri di trasmettere a chi la osserva?
«La solitudine è un tema particolarmente delicato per noi giovani. La mia scultura si carica di questo valore proprio perché riflette una realtà quotidiana in cui tutti, prima o poi, ci ritroviamo. L’arte, a mio avviso, non deve fornire risposte, ma piuttosto sollevare domande e stimolare la collettività a riflettere.
Credo che, oggi più che mai, sia necessario prendersi una pausa dai social network, anche in modo drastico, per riconnettersi davvero con le persone e vivere le relazioni in maniera autentica. Invito i lettori a fermarsi un istante e osservare: quante volte vediamo persone completamente assorbite dallo smartphone, non per lavoro, non per piacere, ma per l’abitudine inconsapevole di essere costantemente immersi in un flusso infinito di informazioni? Questa dipendenza ci allontana dalla realtà e, paradossalmente, ci fa sentire sempre più soli.»
Qual è il tuo consiglio per i giovani che desiderano utilizzare l’arte come strumento per esplorare temi sociali e trasmettere emozioni forti, come fai tu?
«Non esiste una risposta univoca a questa domanda, ma una cosa è certa: è fondamentale non lasciarsi condizionare dalle persone che ci circondano, nemmeno dai propri genitori. Ognuno di noi ha un fuoco interiore che va scoperto e alimentato con autenticità.
Per quanto riguarda l’arte, più che una grande manualità – che si affina con anni di allenamento e sacrificio – è essenziale sviluppare una curiosità profonda per il pensiero dei grandi filosofi e la cultura antica, per poi reinterpretarla nel presente.
Ritengo che il Novecento abbia avuto una doppia faccia: da un lato, ha donato agli artisti una libertà espressiva senza precedenti; dall’altro, ha segnato la perdita di gran parte della conoscenza tecnica e della maestria artigianale delle botteghe.
Per questo, auguro a tutti i giovani artisti di incontrare persone, professori e amici capaci di accendere in loro una scintilla destinata a illuminare il cammino per tutta la vita.»
Grazia Gianluca!
Gloria Chiocci