Marco Pierini, 34 anni, nato a Gubbio, è un pittore che ha fatto dell’arte un percorso di esplorazione interiore ed espressiva. Sin dall’infanzia, ha nutrito una profonda passione per il disegno, evolvendosi poi nella pittura su legno antico e approfondendo le tecniche tradizionali. Il suo stile affonda le radici nell’arte rinascimentale, con un forte richiamo a maestri come Caravaggio e Tiziano. Oggi, Marco continua la sua ricerca artistica affinando la tecnica a olio e lavorando a nuove opere per una futura mostra personale.
Marco, raccontaci il tuo percorso artistico. Come hai iniziato e quali sono stati i momenti chiave della tua carriera?
«Sin da bambino ho sempre avuto una grande attenzione per il disegno. Crescendo, ho sentito la necessità di approfondire la mia passione per la pittura, avvicinandomi a tecniche specifiche come quella su legno antico. Un momento fondamentale della mia carriera è stato quando ho avuto l’opportunità di esporre in una collettiva a Lecce. Ricordo una ragazza che mi scrisse dopo aver visto il mio quadro Il mare dentro: rimase colpita dalla forza espressiva dell’opera e vi si riconobbe profondamente. Questo episodio mi ha dato una spinta decisiva nel mio percorso, rafforzando la mia volontà di continuare a cercare una mia identità artistica.»
Qual è il tuo approccio alla creazione?
«Tutto ha inizio con una ricerca, un viaggio interiore volto alla scoperta delle diverse sfumature emotive, che emergono attraverso immagini, sensazioni e ricordi. Questo processo è fondamentale perché mi permette di entrare in sintonia con l’idea che voglio trasmettere, lasciando che siano le emozioni a guidarmi nella scelta dei colori, delle forme e delle texture. Ogni pennellata è il risultato di un dialogo continuo tra istinto e riflessione, tra il vissuto personale e l’interpretazione del mondo che mi circonda.
Da questa esplorazione nasce la realizzazione di alcuni bozzetti preparatori, che rappresentano la prima concretizzazione di ciò che ho immaginato. Questi schizzi mi aiutano a definire la composizione, il movimento e l’equilibrio dell’opera, permettendomi di sperimentare diverse soluzioni prima di arrivare alla versione definitiva. Ogni tratto è una possibilità, un frammento di un’idea che può trasformarsi, evolversi o persino stravolgersi durante il processo creativo.
Successivamente, il progetto prende vita sulla tela o sul legno, dove la materia diventa parte integrante dell’espressione. Qui si manifesta il vero equilibrio tra istinto e tecnica, tra impulso creativo e disciplina artistica. Ogni opera è il risultato di un processo complesso e stratificato, in cui l’intuizione si fonde con lo studio approfondito della forma, della luce e della profondità. L’arte, per me, è un ponte tra ciò che sento e ciò che il pubblico può percepire, un linguaggio universale capace di evocare emozioni e storie senza bisogno di parole.»
Che consiglio daresti a un giovane artista che vuole emergere oggi?
«Più che dare consigli, mi sento in una fase in cui preferisco riceverne, perché credo che nell’arte – come nella vita – ci sia sempre qualcosa di nuovo da imparare e qualcuno da cui trarre ispirazione. Tuttavia, posso riportare uno dei suggerimenti più preziosi che ho ricevuto: seguire la propria passione con determinazione e insistere fino a trovare la propria strada, senza lasciarsi scoraggiare dalle difficoltà o dai tempi lunghi che spesso il percorso artistico impone.
L’arte è un cammino fatto di ricerca, sperimentazione e crescita personale, e ogni artista deve essere pronto a mettersi costantemente in discussione. Non esiste una formula unica per emergere, ma ciò che fa la differenza è la costanza, la volontà di affinare la propria tecnica e la capacità di esprimere un messaggio autentico. La chiave è non arrendersi mai, imparare dagli errori e continuare a migliorarsi con dedizione, curiosità e passione sincera.»
Grazie Marco
Gloria Chiocci