Giada Franceschini, 28 anni, è originaria di Castelvetro di Modena, un piccolo paese in provincia di Modena. Dopo aver frequentato il Liceo Scientifico, ha intrapreso il percorso universitario in Informatica per il Management all’Università di Bologna, lasciandolo a un esame dalla fine.
Oggi applicata ai processi aziendali. Con Boosha AI, la sua società di consulenza e sviluppo, e la startup innovativa Parla AI, lavora per rendere l’AI accessibile, concreta e centrata sulle persone. In questa intervista ci racconta il suo percorso, le sfide che ha affrontato e come l’intelligenza artificiale può diventare uno strumento per migliorare il lavoro, senza perdere il lato umano.
Giada dal growth hacking all’AI: il tuo percorso è stato tutt’altro che lineare. Cosa ti ha spinto a esplorare l’integrazione dell’AI nei processi aziendali e come hai trasformato questa intuizione in un progetto imprenditoriale di successo?
«LL’AI è entrata nella mia vita in modo naturale quando lavoravo nell’ambito del performance marketing. Utilizzavo algoritmi di machine learning per fare previsioni di crescita, inizialmente senza neanche comunicarlo – era semplicemente il mio modo di lavorare. La svolta è arrivata quando, come Head of Growth, ho iniziato a scalare queste soluzioni sul team, ottenendo risultati importanti. Ma quando ho proposto di estendere l’uso dell’AI ad altri processi aziendali, mi sono scontrata con resistenze. È stato quello il momento in cui ho deciso di mettermi in proprio: se non potevo implementare queste soluzioni lì, potevo farlo per altre aziende.
Così è nata Boosha AI, dalla passione di mettere la tecnologia al servizio delle persone, per permettere a professionisti e imprese di esprimere il loro pieno potenziale. Insieme al mio socio Mario Di Girolamo, abbiamo sviluppato un approccio basato sulla concretezza e trasparenza: ascoltiamo le esigenze delle aziende, valutiamo attentamente le possibilità di implementazione e proponiamo soluzioni mirate ed efficaci.»
Boosha AI punta a rendere l’AI più accessibile e umanocentrica per le aziende italiane. Qual è la più grande barriera che hai riscontrato nell’adozione dell’AI nel nostro Paese e come le vostre soluzioni stanno colmando questo gap?
«Le barriere sono principalmente due: da un lato c’è una profonda mancanza di conoscenza, che genera paura o negazionismo verso l’AI. Dall’altro, le aziende si trovano a dover gestire molteplici soluzioni AI per i diversi dipartimenti, aumentando complessità e costi. Con Boosha AI affrontiamo il primo aspetto attraverso formazione e assessment mirati, aiutando le aziende a comprendere e implementare concretamente l’AI nei loro processi.
Il nostro approccio human-centric assicura che l’integrazione tecnologica potenzi, anziché sostituire, il capitale umano dell’azienda. Con Parla, la nostra piattaforma all-in-one di AI, risolviamo il problema della frammentazione: un’unica piattaforma che seleziona automaticamente il modello più adatto ed efficiente per ogni esigenza, ottimizzando tempi e costi e rendendo l’AI veramente accessibile e sostenibile per le imprese italiane.»
Se dovessi dare un consiglio a un giovane che vuole innovare nel campo dell’AI e della tecnologia, ma non ha ancora trovato la sua strada, quale sarebbe il tuo suggerimento per emergere in un settore così competitivo?
«Il mio consiglio è di trasformare gli ostacoli in opportunità. Come nella maratona, non pensare ai 42 chilometri tutti insieme, ma scomponi il percorso in piccoli passi gestibili. La chiave non è seguire il trend dell’AI, ma trovare problemi reali da risolvere. Concentrati su un ambito specifico dove puoi portare valore concreto – nel mio caso, ho iniziato dal marketing perché era ciò che conoscevo meglio. Non serve sapere tutto, serve saper fare bene qualcosa.
E soprattutto, privilegia sempre l’azione alla discussione: nel mondo dell’AI si parla tanto di rivoluzioni future, ma la vera differenza la fai costruendo soluzioni concrete oggi. La tecnologia evolve velocemente, ma i principi fondamentali rimangono: cerca di capire profondamente i problemi che vuoi risolvere, sii curioso/a, leggi tanto, e non aver paura di seguire un percorso non convenzionale – spesso sono proprio le esperienze diverse che ci danno un vantaggio unico nel modo di affrontare le sfide.»
Grazie Giada!
Gloria Chiocci