Giulio Rosi è un architetto, 29 anni perugino tre anni fa ha fuso la sua passione e il suo lavoro all’interno di una “bottega digitale” nel pieno centro storico di Perugia. La storia di Giulio è particolare perché coniuga la genuinità e la tecnica della tradizione con l’innovazione dei nostri giorni. Andiamo a conoscerlo!
Giulio ma cosa sono le Officine Fratti?
«Officine fratti è un contenitore che raccoglie me e altri ragazzi con delle imprese innovative, prevalentemente legate all’ambito dell’artigianato del design e dell’arte, temi che vengono coniugati da noi con lo sviluppo tecnologico. Un contenitore flessibile, aperto alla città e alle proposte culturali e professionali, disegnato da me per accogliere nuove progettualità, eventi, workshop e mostre. Officine fratti ospita artigiani, designer e artisti impegnati in produzioni contemporanee che uniscono saper fare artigiano e innovazione tecnologica. Oltre a questo svolgiamo un presidio culturale del centro storico di Perugia, lo scopo principale è proprio la rigenerazione urbana della città. Per questo, oltre alle nostre imprese ospitiamo eventi culturali di caratura nazionale e internazionale come il Festival Internazionale del Giornalismo, il Perugia Social Photo Fest e Kidsbit.»
Sono botteghe digitali?
«L’Umbria è fucina di moltissime forme d’artigianato, e il centro storico di Perugia conserva ancora tante piccole botteghe che però purtroppo faticano a resistere di fronte alle grandi produzioni. In questo senso, officine si vota a dare nuova luce a questo, offrendo un bellissimo spazio direttamente nell’acropoli, a giovani appassionati di forme di produzione tradizionali dalla realizzazione digitale e contemporanea, un laboratorio – atelier aperto ai cittadini. Nel nostro ruolo di eredi e innovatori, abbiamo il dovere di tramandare la memoria storica e salvaguardare le eccellenze umbre che stanno scomparendo, al di là della visione stereotipata e anacronistica, accettando la contaminazione della contemporaneità.»
Di cosa tratta il tuo progetto?
«Sono sempre stato affascinato dalla maniera di fare le cose tipica dei maestri d’arte. Pittori, scultori ed ebanisti con la capacità di manipolare la materia realizzando opere che resistono alla loro epoca, diventando universali. Collezione Alunni è la mia start up, la mia maniera per rendere omaggio a una delle più grandi eccellenze dell’artigianato artistico italiano di citazione rinascimentale. Nella pratica il mio lavoro riguarda il restauro e l’attualizzazione dei manufatti rimasti incompiuti, realizzati da uno degli ultimi maestri ebanisti umbri. Una forma d’arte che usava la tecnica della tarsia a meandro, usata sin dal rinascimento ed ora andata perduta, ibridata da me con linguaggi e materiali figli del nostro tempo. Ne derivano dei manufatti che sono per loro natura dei pezzi unici, eredi della poetica e dello stile rinascimentale attualizzati grazie alle nuove tecnologie tramite la modellazione di forme parametriche figlie di algoritmi generativi controllati digitalmente.»
Ora le Officine Fratti stanno cercando due figure, quali sono e quali ruoli dovranno ricoprire?
«Il bando che abbiamo appena lanciato insieme ad altri partner regionali e nazionali, parte da un’analisi del contesto di Officine, individuando punti di forza e debolezza sono emerse un’attitudine naturale alla progettualità e una carenza nella comunicazione. L’avviso pubblico che si conclude il 26 ottobre andrà a selezionare due figure: una che si occupi di creazione di contenuti digitali ed una che gestisca eventi e dei social. Qui potete trovare il bando pubblico.»
Prima di salutarti Giulio ti faccio un’ultima domanda, quale consiglio daresti ad un giovane che desidera apprendere un lavoro progettuale legato all’arte e alla cultura?
«Sicuramente la ricerca viene prima di qualsiasi cosa. Una base solida utile a costruire un progetto che è produttore di conoscenza, volto ad arricchire le modalità di lettura, interpretazione e percezione di un certo tema. Tutto questo può migliorare la vita delle persone, e aggiungere significati inediti. Sul metodo inoltre credo molto ad una certa “attualità della vecchia maniera”, utilizzand la matita nella fase di ideazione e sviluppo del concept progettuale, pensando con le mani, realizzando schizzi, plastici e modelli di studio, sviluppando l’idea solo in seguito, tramite l’uso dei software di modellazione e visualizzazione più avanzati, mettendo la tecnologia al servizio del pensiero, non viceversa. Un approccio che applico in tutti i miei progetti, come si suol dire: “dal cucchiaio alla città”.»
Grazie Giulio!
Gloria Chiocci