Anna Micheloni, 30 anni, originaria del Trentino, ha trasformato la sua passione per le immagini in un linguaggio narrativo capace di unire estetica e significato. Dopo la laurea in Graphic Design e Multimedia alla LABA, ha scelto di approfondire il mondo dell’illustrazione frequentando il MiMaster di Milano, dove ha affinato uno sguardo sensibile e contemporaneo. Oggi, attraverso il disegno, Anna esplora temi che parlano di emozioni, natura e connessioni umane, con uno stile che combina delicatezza visiva e profondità concettuale.
Descriveresti oggi il tuo lavoro e quali sono le sfide più stimolanti che affronti ogni giorno?
«Il mio lavoro lo sento un po’ come una montagna russa: emozionante, divertente e pieno di alti e bassi. A volte penso che sarebbe bello avere qualcosa di più stabile, poi arrivano gli “alti” e ricordo subito perché amo fare quello che faccio.
Le sfide ci sono sempre. La prima è trovare nuove opportunità: il lavoro non cade dal cielo, bisogna cercarlo, farsi trovare pronti e tenere sempre aggiornati sito e portfolio. Poi c’è la creatività, che non è sempre puntuale: ci sono giorni in cui scorre naturale e altri in cui sembra sparita. Ma le scadenze ci sono, e lì serve un po’ di disciplina per portare avanti il progetto anche quando non siamo al massimo.»
Le tue illustrazioni raccontano storie ed emozioni con uno stile unico. Da dove nasce l’ispirazione per i tuoi progetti e come riesci a dare vita a immagini così evocative?
«L’ispirazione nasce spesso dalla vita di tutti i giorni, dai piccoli momenti belli e leggeri. Anche se non mi considero una persona particolarmente ottimista, i miei disegni lo sono quasi sempre. Il disegno per me funziona un po’ come una terapia: quando mi sento giù, illustrare qualcosa di tenero o divertente mi aiuta a ritrovare il sorriso.
I cani, ad esempio, sono tra i miei soggetti preferiti. Quando non so cosa disegnare o ho bisogno di idee, loro mi danno sempre una mano: basta uno schizzo di un musetto buffo o una scena divertente per sbloccare nuove ispirazioni e dare vita a immagini che raccontano emozioni in modo spontaneo e sincero.»
Quale consiglio ti senti di dare ai giovani under 35 che sognano di intraprendere un percorso creativo e trasformare la propria passione in un lavoro?
«Dalla mia esperienza posso dire che se vogliamo che il nostro lavoro venga rispettato, dobbiamo essere i primi a prenderlo sul serio. Per me questo significa trattare la creatività come un mestiere: avere un metodo, rispettare le scadenze e darsi delle regole. Non è la parte più divertente, ma è quella che davvero fa la differenza nel lungo periodo.
Allo stesso tempo, però, bisogna proteggere il momento creativo e viverlo con leggerezza: disegnare deve restare uno spazio di libertà, gioco e sperimentazione. In fondo, gran parte del lavoro non è nemmeno disegnare, ma organizzazione, burocrazia e promozione. Per questo cerco sempre di far sì che la fase creativa resti il più possibile pura, un momento per ricaricarsi e crescere.
Un altro consiglio che cerco di seguire anch’io è dedicare tempo ai progetti personali. Sono quelli che ti aiutano a capire chi sei come artista e a far crescere il tuo stile. Sperimentare, osservare, lasciarsi ispirare e anche reinterpretare quello che ti piace ti permette di sviluppare uno stile autentico e, piano piano, di capire cosa ti rappresenta davvero.»
Grazie Anna
Gloria Chiocci