Marta Messina (Maestra Marta, per il mondo del web) è un’insegnate di scuola primaria che da ventisei anni insegna matematica e scienze con passione e dedizione. Da anni ha cambiato il suo modo d’insegnare trasformando la didattica “classica” in una didattica inclusiva e innovativa ma soprattutto a costo zero. Semplicemente utilizzando colori e cartoncini è riuscita ad ottenere risultati oltre le aspettative da tutto il gruppo classe: “ciò che va bene per i DSA funziona per tutta la classe!” – ama ripetere Marta. Gli studenti con DSA, cioè con disturbi specifici dell’apprendimento, sono all’incirca il 5% della popolazione scolastica; fanno parte di questi disturbi la dislessia, la disgrafia, la discaculia e la disortografia. Tutte difficoltà che rallentano notevolmente, ma non ostacolano, l’apprendimento del bambino: “Apprendo, ma in modo diverso” – ci viene spesso detto da questi bambini. Il segreto di Maestra Marta è quello di “mettersi in gioco, come insegnante, per ricercare strategie alternative, creare, inventare e stupire gli alunni, gratificarli per ogni piccolo successo: questa è la chiave per un apprendimento efficace.”
Molto spesso sentiamo parlare di BES: chi sono? “I BES sono alunni con bisogni educativi speciali. Il termine si riferisce ad una macro-area all’interno della quale troviamo BES 1, alunni che usufruiscono della legge 104 e che hanno diritto all’insegnante di sostegno; BES 2 ossia alunni con disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) certificati, e che sono tutelati dalla legge 170; BES 3, alunni in attesa di valutazioni specialistiche, o che si trovino momentaneamente in una situazione di svantaggio sociale, economico, culturale o linguistico”, ci spiega Marta Messina.
Oltre ai BES si sente anche spesso parlare di didattica inclusiva: cosa è?
“È un metodo di lavoro che prevede l’organizzazione di attività didattiche laboratoriali, collaborative, emozionali, che valorizzano le diversità utilizzando strategie quali immagini, mappe , chiavi di memoria, indispensabili per alcuni, ma funzionali per tutti.”
Grazie alla didattica inclusiva, quali vantaggi ha ottenuto? “Con questo tipo di didattica si stimolano curiosità e coinvolgimento attivo, perciò l’apprendimento diventa più significativo per tutti gli alunni e ognuno riesce a raggiungere il massimo delle proprie potenzialità.”
Ci può fare un esempio di un esercizio di didattica inclusiva? “La tecnica della divisione a due cifre non è semplice da acquisire e diventa ancora più complicata per i bambini DSA. Essa richiede infatti di tenere a mente tanti passaggi, cosa quasi impossibile per chi (come i DSA) ha poca memoria di lavoro.
Allora si può utilizzare la tecnica del gioco: c’è il concorrente, cioè l’alunno che esegue la divisione; ci sono chiavi di memoria con sequenze colorate, un’assistente per tenere il segno dei passaggi effettuati attraverso bottoni calamitati colorati. Inoltre i numeri (che possono rappresentare un ostacolo per i bambini discaculi) vengono associati a colori: il verde nel celeste è contenuto rosa volte… Così facendo tutti gli alunni hanno imparato la tecnica della divisione .”
Ma infondo apprendere è un gioco? “L’apprendimento non è un gioco, ma si può apprendere giocando: se in televisione c’è un programma noioso, si cambia canale; la stessa cosa succede in classe: se la lezione è noiosa l’attenzione svanisce e i bambini iniziano a pensare a qualcos’altro. Il gioco ci permette di mantenere viva l’attenzione, e apprendere diventa un piacere.”
Proprio tutti possono riuscire ad apprendere ? “Non ci sono limiti all’apprendimento se si utilizzano metodi adeguati. ” Per concludere, Maestra Marta ci lascia un suo pensiero “Come potrei pretendere che i bambini apprendano, se entrando in classe, io stessa non mi divertissi ad insegnare?”
Maestra Messina e la sua didattica sono state protagoniste del Summit italiano di architettura dell’informazione 2015, all’interno del workshop UXforKids. Un pubblico questa volta di adulti è tornato simbolicamente a scuola cimentandosi in mappe concettuali e mentali, divisioni a due cifre e prove Invalsi. Sicuramente un’esperienza da portare a casa come i tanti consigli.
Gloria Chiocci