“Il business sta all’uomo, come il gioco sta al bambino.” Dario Vignali racconta il Marketers World

Dario Vignali, ha 26 anni ed è originario di Ferrara. CEO e cofounder di Marketers, la più grande community italiana di imprenditori digitali. Nel 2018, Forbes l’ha nominato tra i giovani più influenti d’Italia. È anche l’organizzatore del Marketers World che si terrà questo weekend al Palacongressi di Rimini. Conosciamolo meglio!

Dario come ti descriveresti?

«Sono un ragazzo che un tempo era molto timido e introverso. Contrariamente a quanto troppo spesso si dice, internet e la rete mi hanno dato la possibilità di uscire dalla timidezza e dalla mia natura introversa. Tutto questo è avvenuto proprio in virtù del fatto che online puoi raccontare e comunicare liberamente

Quando hai aperto il tuo primo blog?

«Il mio primissimo blog l’ho aperto nel 2003, a soli 13 anni. In quel primo blog raccontavo i miei interessi e le mie passioni digitali. Nel corso della mia vita ho aperto e chiuso vari blog, fino a rendermi conto che: ideare, costruire e comunicare attraverso un blog stava a poco a poco spronando la mia timidezza. Quando sei timido e vedi che quotidianamente tante persone leggono quello che scrivi, ascoltano i tuoi consigli e sono interessate a ciò che hai da raccontare – in un qualche modo ti cambia – inizi a chiederti: “se online sono capace di raccontare alle persone qualcosa che le affascina, perché offline non dovrebbe funzionare?” E da quel semplice blog, la mia vita è cambiata.»

Come hai iniziato a metterti alla prova?

«Ho iniziato a lavorare nei locali, non tanto perché mi affascinava l’ecosistema notturno, anzi tutt’altro. Quello che mi affascinava era la possibilità di mettermi alla prova, affrontando le mie paure e allo stesso tempo crearmi un’indipendenza economica, mettendo a frutto le mie capacità imprenditoriali.»

Cos’è per te lanciare un nuovo progetto imprenditoriale?

«Io dico sempre: il business sta all’uomo, come il gioco sta al bambino.” Per me fare business o lanciare un nuovo progetto imprenditoriale è un qualcosa che mi affascina e mi accompagna fin da bambino.»

 Logotel a 18 anni mi contattò per uno stage a Milano, vedendo che ero uno dei più giovani blogger italiani. Ripresi in mano diversi blog che avevo aperto e iniziai a cercare il minimo comune denominatore tra loro. Mi resi conto che tutto il percorso che avevo fatto fino a quel momento si aggirava attorno al: realizzo un progetto, ci costruisco un’udienza attorno, lancio il progetto. Capì che l’aspetto che mi affascinava di più era la creatività e la possibilità di lanciare qualcosa e di vederla funzionare.»

Quando hai aperto il blog dariovignali.net?

«Nel 2013, all’interno di dariovignali.net non faccio altro che raccontare delle strategie che io stesso ho utilizzato nella costruzione del mio blog. Dariovignali.net è stato un grande punto di inizio o meglio un punto di svolta in quanto sono riuscito a tramutare un insieme di passioni e di interessi in lavoro.»

Da che tipo di contenuti sei partito?

«Iniziai a scrivere guide all’interno del blog, importando contenuti direttamente dall’America, che spaziavano dalla gamification alla SEO e così via.»

Come sei riuscito a remunerare attraverso il tuo blog?

«Anche se non me lo aspettavo, sono riuscito a remunerare grazie ai lettori del mio blog che spesso erano imprenditori o liberi professionisti e capivano l’importanza dei temi che trattavo, ma allo stesso tempo non avevano il tempo o la voglia di mettersi a fare o realizzare quello che raccontavo così mi ingaggiavano. Fino a che non ho scoperto il mondo delle affiliazioni. All’interno del mio blog potevo raccomandare uno strumento per il digital marketing, che io stesso utilizzavo e attraverso le affiliazioni potevo guadagnare una percentuale quando un utente acquistava un prodotto consigliato nel mio blog. Arrivai a un punto dove dariovignali.net in un mese fatturava 10.000€.»

Quando nasce la community?

«Abbiamo realizzato la community – e dico abbiamo – perché è qui che è entrato in gioco il mio secondo socio Luca Ferrari, è stato il punto di svolta della mia carriera professionale. Ci siamo messi a osservare quello che c’era dietro al blog, le statistiche i numeri, abbiamo aperto Google Analytic e ci siamo resi conto di quanti utenti (2000/3000) quotidianamente transitavano all’interno del blog. In questi utenti abbiamo visto una nuova classe imprenditoriale, perché erano tutti giovani, che conoscevano un mondo che alla maggior parte degli utenti offline era incomprensibile. All’interno di questo mondo ci sono due squadre: una che lotta al cambiamento e una contro il cambiamento. E noi e la nostra generazione siamo quelli che lottano al cambiamento, perché stiamo influenzando il mercato.»

Come nasce la community?

«Tutto è partito con un Meetup, tutti noi che ne facciamo parte ci chiamiamo Marketersche significa esperti di marketing digitale. Oggi viviamo in un’epoca dove chi sa di marketing digitale sa come veicolare un’idea, un  prodotto e se comprende anche come creare un prodotto, come realizzare un’idea, come diffondere un messaggio, ha un portafoglio tale che gli permette di approcciare il mercato e di diventare un nuovo imprenditore digitale.»

Poi cosa è successo?

«È successo che abbiamo costruito una community, aperto un gruppo Facebook e realizzato un primo evento – che si è tenuto a Milano – nel novembre 2015, dove hanno partecipato 200 persone, è stato incredibile! Per la prima volta sono passato dallo scrivere attraverso un computer a poter abbracciare tutte queste persone e crearci un rapporto. Guardandoci ci siamo resi conto che eravamo simili nella nostra diversità. Eravamo tutte persone che condividevano degli strumenti, delle storie di vita, delle competenze, che non era così frequente trovare, perché l’Italia è formata da micro realtà dove è difficile parlare di questi temi.

Il sistema universitario e educativo italiano, non coprono realmente questa metodologia e secondo me non comprende neppure gli scenari futuri e questi ecosistemi che sono in gioco ogni giorno. Quello è stato il primo Meetup di una lunga serie, attualmente abbiamo quasi in ogni regione d’Italia un Meetup che avvengono in contemporanea. È probabile che nello stesso mese ne avvengano diversi e in diverse regioni italiane.

La community è stato un punto fondamentale, perché gli eventi hanno dato una sorte di istituzionalità a un brand, che non era un brand di un’azienda ma di una community online, che solo in seguito è diventato un brand di un’azienda.»

Come spiegheresti il tuo lavoro?

«Ho un grande limite: amo viaggiare, mi sono creato questo lavoro soprattutto per viaggiare. Ho iniziato lavorando per dei clienti, poi ho smesso perché per me rimaneva una cosa poco scalabile, che mi limitava molto e aveva una marginalità economica bassa. All’interno della community mi occupo di talent scouting, cioè certo persone brave e le motivo a insegnare agli altri quelli che per loro sono stati i passaggi fondamentali per raggiungere un determinato obbiettivo. Un esempio é Luca Mastella che attualmente è il nostro terzo socio.»

Quando è arrivata l’azienda?

«L’azienda è arrivata in seguito, attualmente siamo una trentina di soci, persone che lavorano totalmente da remoto e questo ti fa capire l’entità del cambiamento che è in gioco. Con l’azienda abbiamo ripreso a lavorare sia con le aziende che con i partners lavorando su delle specifiche nicchie di mercato.»

Perché il Marketers World?

«Negli anni lavorando con i clienti e con la community ci siamo resi conto che stavamo applicando un metodo che stava funzionando, è composto da quattro step:

1. Dare utilità e valore al mercato in modo da agganciare un pubblico, che sia interessato sia all’utilità che ai valori che offrivamo, in modo da creare un insieme di intersezione tra quello che l’utente cerca e i valori e gli ideali del brand.

2. Creare una community attorno al valore che abbiamo generato.

3. Riuscire a remunerare la visibilità, ma anche creare un prodotto o un servizio in linea con il bisogno del consumatore o del potenziale pubblico.

4. Scalabilità che consiste nel creare nuove aree strategiche all’interno del mercato di riferimento.

Di cosa si parlerà nella tre giorni del Marketers World?

«Oggi siamo qua in questo evento, perché ci siamo detti andiamo a racontare tutte queste tappe e come le abbiamo realizzate e applicate. Insieme a noi interverranno altre persone (che non sono nostri clienti) ma che hanno anche essi seguito lo stesso percorso ottenendo gli stessi risultati. Interverrà un Andrea Giulio Dori che è l’autore di efficacentemente.com uno dei blog più seguiti d’Italia, Riccardo Pozzoli che racconterà la storia di The Blond Salad, Salvatore Aranzulla, Denise Dellagiacoma di Blondie Yogi e tante altre persone meno conosciute ma che hanno ottenuto ingenti guadagni nel digital marketing da “dietro le quinte”.

Quale altro messaggio desiderate veicolare in queste due giornate?

«L’altro messaggio che vogliamo veicolare in questa tre giorni, è che non c’è un percorso “tradizionale” da seguire, per apprendere a fare quello che fanno le persone che saliranno sul palco. Perché i percorsi tradizionali ti spiegano cosa è un e-commerce si, ma non ti spigano che oggi giorno puoi produrre il tuo prodotto ad esempio in Cina senza andare mai in Cina e senza crearti giacenze di magazzino. Questo ti fa capire quanto si stanno abbattendo le barriere del mercato imprenditoriale per i giovani, che di contro produce tanti altri limiti. I giovani sono portai a cambiare quotidianamente e continuamente idea e obbiettivo. Questo evento è anche pensato per riportare a terra tutte quelle persone che volano con la mente ma poi non sono al 100% impegnate sul fare. Come dice Yoda: “Fare o non fare. Non c’è provare.”»

L’appuntamento è per questo weekend 14,15,16 settembre al Palacongressi di Riccione. Per ulteriori informazioni marketersworld.net.

Grazie Dario! 

Gloria Chiocci