Esattamente un anno fa mi trovavo a mangiare una pizza con Tecnolaura a CityLife e tra uno dei nostri discorsi era emerso il tema della realtà aumentata e realtà virtuale e di come ancora tante persone si confondevano o chiamavano erratamente una piuttosto che un’altra!
Io per non sbagliarmi più mi sono fissata in mente questa breve ma semplice immagine mentale:
- Realtà aumentata (AR) = all’ambiente reale si sovrappongono degli elementi digitali
- Realtà virtuale (VR) = ambiente totalmente virtuale
Tra le realtà che stanno lavorando e sviluppando innovazione attraverso la realtà aumentata AR c’è Aryel la startup di Mattia Salvi, ho avuto modo di intervistarlo e conoscere di più sulle nuove frontiere di applicazione.
Ciao Mattia grazie per il tuo tempo! Ci racconti un pò di te e del tuo percorso?
«Sono nato il 23 Febbraio 1996 a Bergamo e dal 2014 aiuto le aziende tradizionali nel percorso di trasformazione digitale. Negli anni ho avuto modo di approcciare diversi progetti di innovazione, anche su scala internazionale, prima come consulente, poi come manager e ora come imprenditore.»
Ora di cosa ti stai occupando?
«Attualmente sono Co-Founder & CEO di Aryel la prima piattaforma di marketing sviluppata per permettere a brands e agenzie creative di creare campagne interattive in realtà aumentata, in pochi minuti e interamente web-based.»
Quale percorso di studi hai seguito?
«Il mio percorso di istruzione nasce inizialmente con un taglio fortemente tecnico, studiando prima informatica e telecomunicazione alle superiori e successivamente sicurezza informatica all’università. A causa anche del taglio che ha poi preso la mia carriera professionale, oltre alle esperienze in prima persona, che a mio modo di vedere sono state il mio reale percorso formativo, mi sono dedicato nella prima parte del 2018 ad un executive master presso MIT, relativo all’introduzione del digitale nei processi di business e sempre sullo stesso tema, ad inizio novembre, un SDA Bocconi. Fino a ottenere a inizio 2020 la certificazione Agile come Product Owner.»
Si sente tanto parlare di realtà aumentata ma cos’è?
«Quando si parla di realtà aumentata (AR) – ci si riferisce ad una versione “aumentata” della realtà, creata grazie all’uso della tecnologia, che aggiunge informazioni digitali sovrapponendole all’ambiente reale.
Dal mio punto di vista, il potere della realtà aumentata risiede nel modo in cui è in grado di abilitare l’utente ad elaborare le informazioni. Accediamo alle informazioni attraverso ciascuno dei nostri cinque sensi, ma a velocità diverse. La vista ci fornisce di gran lunga la maggior parte delle informazioni: si stima infatti che dall’80% al 90% delle informazioni ottenute dall’uomo siano accessibili attraverso questo senso.
L’AR elimina la dipendenza dalle informazioni 2D fuori contesto e difficili da elaborare su pagine e schermate, migliorando notevolmente la nostra capacità di comprendere e applicare le informazioni nel mondo reale.
Questa tecnologia è pronta a entrare nel mainstream nel corso dei prossimi anni e lo farà interessando le aziende di ogni settore e molti altri tipi di organizzazioni, diventando la nuova interfaccia tra uomo e macchina, e rimuovendo sempre di più il gap presente tra il mondo digitale e quello fisico.»
Come freelance, PMI e agenzie creative possono sfruttare il potenziale della realtà aumentata?
«Negli anni mi sono spesso scontrato con il fatto che l’AR finora è stata approcciata con un taglio fortemente consulenziale, determinando progetti con budget molto elevati e inarrivabili per freelance, PMI e agenzie creative.
Con Aryel abbiamo voluto risolvere proprio questo bisogno, calando il concetto di Realtà Aumentata nel contesto del marketing e offrendo a questa fascia di mercato una piattaforma di software self-service che con un abbonamento mensile o annuale permette di creare esperienza in AR in pochi semplici clic e integrarle nel loro workflow di marketing.
Credo che per questo target, investire nell’innovazione sia fondamentale per innovare la propria comunicazione e proporre contenuti sempre più ingaggianti e andando a raggiungere le nuove generazioni – in particolare i Millennials e la gen Z.»
Come sta cambiando l’esperienza da parte degli utenti grazie e queste nuove tecnologie?
«Lato marketing, l’aspetto più interessante dell’AR sta nel fatto che questa tecnologia permette di chiudere il gap tra mondo fisico e mondo digitale, migliorando la capacità dell’utente di comprendere le informazioni associando dei touchpoint fisici a contenuti in 3D/2D.
Inoltre lato brand, la realtà aumentata permette di portare avanti una comunicazione omnicanale, coniugando off- e online: tutto questo porta vantaggi in termini di innovazione, incremento delle revenue e della loyalty degli utenti e la possibilità – finora inedita – di tracciare il comportamento dell’utente rispetto ai contenuti con cui interagisce durante tutto il funnel.»
Quando hai capito che fare lo startupper sarebbe diventato il tuo futuro?
«In realtà non posso dire di aver mai deciso di diventare uno startupper: così come per gli imprenditori, credo sia una dote con cui si nasce, una forma mentis più che una skill che si ottiene con un percorso accademico.
Il modo in cui approccio la vita lavorativa e quella personale è sostanzialmente lo stesso: anche nella quotidianità cerco sempre di trovare aspetti in cui è possibile portare innovazione o valore aggiunto. Mi sento di dire che tutto è venuto in maniera molto naturale.»
Tu sei giovanissimo, quale messaggio desideri dare ai giovani che vogliono avvicinarsi al mondo delle startup oggi?
«Ormai che ho una certa esperienza in questo campo posso dire che fare startup è un po’ come salire sulle montagne russe: si alternano momenti di euforia ad altri in cui bisogna tenere duro e non mollare di fronte alle difficoltà. Il mio consiglio a chi vuole dedicarsi a questo ambito è avere costanza. Sono convinto che sia quella a fare la differenza, un po’ come nello sport.
Chi ha davvero successo è chi ha saputo “allenarsi” tutti i giorni, magari mettendo in secondo piano altri aspetti della propria vita, con gli occhi sempre fissi sull’obiettivo. Persino la migliore delle idee, con una execution debole, perderà terreno di fronte a un’idea magari meno buona, ma portata avanti con costanza da un team affiatato e determinato. Per me, costanza e impegno vincono sul mero talento!
E a proposito di team, ecco un altro consiglio che mi sento di dare: non esistono gli “one man show”. Un team con cui condividere il proprio viaggio, composto da persone di valore, complementari tra loro in termini di esperienza e skills, è fondamentale per avere successo!»
Grazie Mattia!
Gloria Chiocci