Hady Milani: “Lo spazio continuerà ad affascinare finché ci saranno sognatori ed esploratori. Oggi stiamo vivendo una New Space Economy”

La storia di Hady Milani non è una storia di un ventottenne comune! Il percorso e la formazione di Hady fin da bambino lo hanno portato a seguire il suo sogno spaziale: diventare astronauta. Il suo percorso di studi inizia da piccolissimo frequentando le elementari tra Italia e Stati Uniti per poi frequentare liceo tra Verona e l’internazionale per poi frequentare l’università in ingegneria aerospaziale a Padova e un master alla Embry-Riddle Aeronautical University. Hady a tutto questo ha unito progetti e programmi di formazione in diverse parti del mondo legati allo spazio e le sue meraviglie. Andiamo a conoscerlo! 

Hady tu sei un astronauta suborbitale ci puoi raccontare di più?

«Tutto è nato quando la Embry-Riddle Aeronautical University ha vinto il bando della NASA sulle commercial space programs, con la possibilità di effettuare ricerche in alta quota utilizzando veicoli suborbitali. Da qui, hanno aperto la selezione per una figura che potesse ricoprire il ruolo di scienziato di bordo.

Ho partecipato, e grazie anche alla familiarità con l’argomento dovuta all’esperienza maturata in Russia nello sviluppare un sistema di cubesats per lo studio della scintillation effect, sono stato fortunato nel venire selezionato. Dopodiché sono iniziati tutti i training necessari, compresi zero-G, high-G, volo in veicolo non pressurizzato e simulazioni in camera iperbarica conferendomi la “patente” per imbarcare un giorno un volo.  

Se volessimo soffermarci sui dettagli quindi, in realtà sono astronauta suborbitale solo per la FAA (La Federal Aviation Administration, quindi sul suolo americano) in quanto ho ottenuto più che altro una abilitazione. Finché non salirò a bordo della Spaceshiptwo raggiungendo la prossimità della linea di Karman, è meglio riferirsi a tale ruolo come “candidato” astronauta suborbitale.»

 

Quando hai capito che l’astronauta sarebbe diventato il tuo futuro? 

«In realtà non lo vedo come il mio futuro. Anzi, se parlassimo di futuro in generale capiremo che essere astronauti non sarà così elitario come lo è ora, e che quindi sarà il “futuro” di tutti noi terrestri a prescindere. Nonostante il mio impegno per diventare astronauta sia costante, e io sia molto risoluto sui miei obiettivi, non lo vedo uno come scopo finale, ma più come una tappa da raggiungere ed andare oltre. Inoltre, nonostante tutte queste mie attività possano sembrare eccezionali, c’è sempre la possibilità che in futuro io non venga selezionato da agenzie spaziali una volta aperta la call. Anche perché per fortuna di giovani talentuosi ce ne sono tantissimi, della quale non sentiamo parlare ma che si stanno impegnando giorno dopo giorno per raggiungere un traguardo. A tutti loro, kudos.»

 

Ti ripropongo una domanda che hai fatto a un pubblico di giovanissimi durante un evento questa primavera: come le tecnologie aerospaziali se applicate qui sulla Terra possono migliorare la nostra vita di tutti i giorni? 

«In realtà moltissime tecnologie attualmente disponibili e utilizzate da noi ogni giorno hanno derivazione spaziale, che può essere diretta come sistemi di geolocazione o previsioni meteo o indiretta dove tali tecnologie hanno trovato applicazioni in ambiti diversi come per la sanità, protocolli di sicurezza, eccetera. Questo grazie anche all’alto tasso di innovazione che la ricerca spaziale comporta, la necessità di far fronte a problematiche nuove, ed ad opportune attività di trasferimento tecnologico tra i vari dipartimenti.

In generale però sarebbe opportuno poter portare la stessa mentalità volta alla massima efficienza nel settore della ricerca spaziale, ed applicarla ad altri settori: dobbiamo iniziare a pensare alla Terra come un pianeta dalle risorse limitate, l’unico per ora in grado di ospitarci. Mi vengono in mente soluzioni come l’idroponica, introduzione di alternative alla carne nella dieta alimentare,  utilizzo di tecnologie come impianti energetici ad alta efficienza, riciclo dell’acqua. Così facendo anche se decidessimo di esplorare altri corpi celesti, avremo sempre una casa dove tornare.»

 

L’ESA – Agenzia spaziale europea ti ha riconosciuto come uno dei migliori giovani ricercatori europei, cosa si prova a ricevere un riconoscimento così prestigioso? 

«Essere riconosciuti da parte di professionisti ed esperti del proprio settore non ha prezzo. Questo premio mi è stato conferito ad una conferenza sull’esplorazione spaziale ad ESTEC, sede tecnologica dell’ESA, per un mio studio sulle strutture isocinetiche e le loro applicazioni per futuri habitat lunari. Ad oggi, nonostante abbia avuto il privilegio e la fortuna di essere insignito di numerosi riconoscimenti e premi, questo da parte dell’Agenzia Spaziale Europea rimane in assoluto il riconoscimento che prediligo.»

 

In questo periodo si fa un grande parlare di spazio ma cosa ci riserverà nei prossimi anni l’affascinante mondo dell’aerospazio?

«Ne sentiamo parlare perché stiamo assistendo all’entrata in gioco di nuovi attori dovuto appunto dall’inizio di una nuova “era spaziale”. Una serie di politiche che coinvolge il settore pubblico e privato volte al profitto che chiamiamo New Space Economy. I successi di SpaceX, Virgin Galactic ne sono da esempio. Anche se il settore aerospazio è stato colpito, come molti altri settori del resto, dalla situazione dovuta alla pandemia, ci sono tantissime altre novità che sicuramente chi segue le notizie ne è a conoscenza: come l’utilizzo di sistemi di una costellazione di satelliti per una copertura globale alla rete, progressi nei processi e sistemi per l’esplorazione lunare, passi in avanti per l’utilizzo di risorse nello spazio come asteroidi e molto altro. Ma una cosa è certa, lo spazio continuerà ad affascinare finché ci saranno sognatori ed esploratori

 

Progetti, sogni e missioni future? 

«Un progetto di cui sono entusiasta nel condividere è che attualmente sono il direttore del programma “Space Entrepreneurship” presso la European Institute for Innovation and Sustainability – EIIS, e stiamo organizzando un corso challenge-based unico nel suo genere a livello globale, nella quale abbiamo coinvolto i massimi esperti mondiali del settore aerospazio. Di questo ne sentiremo parlare di sicuro in futuro.

Sogni? io gli chiamo obiettivi e finché non li realizzo li tengo per me, anche se di sicuro staccare l’ombra da terra e spiccare il volo è uno di questi.

Recentemente sono stato scelto come uno dei cento artisti che avranno l’opportunità di spedire una propria opera sul suolo Lunare, un progetto nato grazie al supporto dell’ESA, ed una attività futura su cui sto lavorando attualmente è quello di avere una mia mostra artistica dove potrò finalmente esporre tutte le mie opere ispirate allo spazio. Passata la situazione dell’emergenza vi aggiornerò di sicuro, dopotutto senza l’arte rimane ben poco dell’uomo

 

Cosa consiglieresti a un giovanissimo che desidera diventare astronauta? 

«Darei lo stesso consiglio che mi diede Charles Bolden, astronauta ed ex dirigente a capo della NASA quando feci la stessa domanda: diventare astronauta non deve essere lo scopo, ma bensì bisogna vivere la propria vita al massimo dando sempre il meglio di sé, impegnandosi più di tutti. Da allora quelle parole hanno avuto un peso considerevole nel modellare la mia carriera e persona.

Quindi, in maniera più diretta, cercate di diventare i migliori nel vostro campo. Se all’apice della carriera avrete anche la fortuna di venire selezionati come astronauti, allora sarà la ciliegina sulla torta di una vita memorabile. Non smettete mai di crescere rimanendo bambini

Grazie Hady!

Gloria Chiocci