Giacomo Librizzi 31 anni, Sergio 21, Antonio 23, sono tre fratelli founder di Sicily Addict la startup Siciliana lanciata a febbraio 2020 che ha già raggiunto 13mila persone. eccellenze gastronomiche siciliane. L’obiettivo è quello di farle arrivare nel resto del mondo i sapori autentici della Sicilia. Andiamo a conoscere insieme la loro storia, da dov’è nata l’idea e come si è sviluppata negli anni fino a diventare startup!
Far conoscere le specialità siciliane dei piccoli produttori in Italie e nel mondo, com’è nata l’idea in piena pandemia?
«Il progetto in realtà nasce molto prima della pandemia, circa 10 anni fa. In quel periodo stavo cercando il mio posto nel mondo e come tanti giovani mi stavo chiedendo se valesse la pena rimanere in Sicilia o lasciare l’Italia per trovare la mia strada all’estero. In quegli anni andavo spesso a trovare i miei nonni in Svizzera e proprio lì mi sono reso conto del valore del made in Italy.
Amo da sempre viaggiare e ho sempre saputo che il nostro cibo e le nostre tradizioni andavano forte ma in vacanza in Svizzera ho avuto come un’epifania e mi sono reso conto di quanto fosse difficile trovare cibo italiano di qualità. Ho scelto per questo motivo di avviare un primo progetto, un e-commerce che ho chiamato sicilianu.it e che ho messo in piedi quando avevo 21 anni con altri due soci in cui proponevamo di tutto, dai prodotti tipici sott’olio ai formaggi. Purtroppo dopo poco sono stato vittima di un brutto incidente, di cui porto le conseguenze ancora oggi, e che mi ha costretto a bloccare il tutto bruscamente, costringendoci a chiudere l’azienda.
Dopo essermi ripreso, ho capito che la passione per quel progetto non era assolutamente affievolita e ho trovato gli stimoli per riprendere in mano il mio sogno. Ho cominciato a studiare presso scuole private gli elementi del marketing digitale e prendendo spunto dai più grandi imprenditori digitali italiani e stranieri ho capito che il mio progetto andava solo rivisto e rielaborato. Ho capito che il senso di rivalsa era davvero forte in me e mi ha dato una bella spinta a ricominciare ancora più intensamente. Abbiamo cominciato a fare indagini di mercato e dopo un anno nel febbraio del 2020, in piena pandemia, abbiamo lanciato la prima versione di “Sicily addict”, poi diventata una srl e che gestisco con i miei fratelli. L’idea alla base era quella di creare un progetto in primis per la Sicilia, che oltre a colmare il gap conoscitivo della realtà produttiva siciliana, dà la parola ai produttori che, avendo la possibilità di raccontarsi svelano i retroscena di produzioni difficili, rese insostenibili negli anni a causa della concorrenza della “Gdo”.»
Tre giovanissimi che investono nel Food Made in Italy e nella diffusione delle eccellenze siciliane qual è la vostra missione?
«La nostra mission è portare il vero food Made in Sicily artigianale nel mondo e far conoscere le storie dei nostri produttori attraverso video e foto che mostrino i processi di produzione. La differenza la fanno le persone, le tradizioni tramandate di padre in figlio ed i territori. Il microclima è diverso da un territorio di produzione all’altro e questo rende unici i prodotti. Va raccontato il tutto in chiave moderna, sfruttando tutti i canali digitali, partendo dai social.»
Un consiglio ai vostri coetanei che sognano di investire in una startup del mondo food?
«Bisogna studiare tanto, non si può improvvisare. È vero che il Digitale darà tante possibilità a chi vorrà lanciare un nuovo business, ma è anche vero che la concorrenza è alta. Ci sono ancora molti spazi, ma bisogna capire che una startup Digitale, anche se con barriere d’ingresso diverse rispetto ad un business tradizionale, va sempre approcciato come un business a tutti gli effetti.»
Grazie Giacomo, Antonio, Sergio!
Gloria Chiocci