Simone Frulio, 25 anni è nato e cresciuto a Milano. Dopo una laurea in Lingue, Comunicazione e Media presso l’Università Cattolica di Milano e un master in “Fare TV: Comunicazione, gestione e sviluppo” e la partecipazione a Io Canto e X Factor. Nel marzo 2020, nel primo lockdown del covid 19 mentre si trovava come tutti noi nella sua casa ha ideato MoMo un progetto di moda interamente creato e gestito da giovani e giovanissimi. Andiamo a conoscere insieme la sua storia!
Sette creativi designer emergenti che durante il lockdown del 2020 si sono messi in gioco e hanno dato vita a MoMo. Simone com’è nata l’idea e come siete riusciti a svilupparla in piena chiusura?
«L’idea è stata come un fulmine. Un giorno ero seduto sul divano in salotto e mi dicevo: “Devi fare qualcosa, non puoi sprecare questo tempo rinchiuso tra le mura di casa a non far nulla”. Così ho contattato un amico che condivide con me la passione per la moda e gli ho proposto di lanciare un “progetto” che vedesse come protagonisti i giovani talenti che fino a quel momento non avevano mai avuto la possibilità di mettere le mani in pasta e di fare esperienza sul campo.
È partito tutto da questa volontà: auto-crearci uno spazio in cui fare scuola e imparare mettendo in pratica tutto ciò che avevamo sempre studiato a livello teorico. Abbiamo così iniziato a comporre la squadra principalmente tramite Instagram con ragazzi provenienti da tutta Italia. La sfida è stata proprio quella di gestire tutta la costruzione del team e delle prime collezioni a distanza, senza mai vedersi fisicamente a causa delle restrizioni anti-Covid19. Non è stato facile ma ad oggi, riguardando indietro penso che sia stata proprio la sua peculiarità.»
Il vostro è un progetto di fashion design completamente in mano ai giovani, da quali figure siete composti e quanto è importante per voi il ruolo dei social network?
«Al momento siamo un team ancora piccolo: preferiamo mantenere una dimensione più small per gestire tutto personalmente e al meglio, studiando sempre ogni dettaglio di ogni progetto.
Le vere anime del progetto sono le tre fashion designer che mi accompagnano quotidianamente in questa avventura, Giada, Sabrina e Adriana, che si occupano appunto di creare le varie collezioni. Io coordino tutta la direzione creativa, dal prodotto alla comunicazione ai progetti speciali.
Abbiamo poi chi gestisce il mondo social che per noi è di fondamentale importanza. Sia perché ci piace definirci un “social brand” – siamo nati a tutti gli effetti su Instagram e su Tik Tok abbiamo poi iniziato a farci conoscere – sia perché è ormai la vetrina più immediata che abbiamo per mostrare al pubblico e a potenziali clienti chi siamo e cosa facciamo. Ormai i manager agli appuntamenti, prima ancora di chiedere il link al nostro sito, ci chiedono il nome del profilo Instagram.»
Quale consiglio ti senti di dare ai tuoi coetanei che desiderano intraprendere un percorso in Italia nel fashion design?
«Il mio consiglio è sempre uno: non aver mai paura di condividere le proprie idee con gli altri. Purtroppo cresciamo nella convinzione (a volte azzeccata!) che le nostre idee vadano tenute solo per noi per paura che ci vengano rubate o che non siano all’altezza di chi ci sta attorno.
Quello che dico sempre anche al team con cui lavoro è: “Tirate fuori qualsiasi minima idea vi venga in mente, anche quella più stupida” (che poi, chi lo dice che è stupida?). Anche dalla cosa che ci sembra più inutile, a volte, con la condivisione e la visione di tutti gli altri membri del gruppo, possono nascere le cose più belle.»
Grazie Simone!
Gloria Chiocci