Matteo Gialletti, Simone Gialletti, Luca Perini e Lorenzo Flavi sono i co-founder di MUNI una startup umbra di giovanissimi (26 e 30 anni) con l’obiettivo di creare engagement nell’industria musicale e con uno sguardo verso gli USA. Scopriamo come nasce l’idea di MUNI e come sono riuscita a svilupparla gestendo un team che lavora full-time da remoto.
Una startup umbra di music game com’è nata l’idea?
«Parte tutto dalla nostra infanzia e adolescenza. Matteo e Simone, fin da quando avevamo 6 anni, giocavamo ai videogames ascoltando musica. Che fosse il Gameboy Color, il PC o la console non faceva differenza. Vedere “Top of the pops” o il “Festivalbar” era un rito. Luca e Lorenzo, invece, vedono la musica non solo dal punto di vista di appassionati ma anche da quello di artisti, avendo suonato rispettivamente il basso e la chitarra in gruppi emergenti e, come noi, anche loro sono fanatici di videogames.
Nel 2016 ci siamo conosciuti e nel 2019 abbiamo fondato la startup. In questi anni abbiamo compreso che c’è una evidente mancanza di engagement giornaliero nell’industria musicale. Nel mondo Gaming invece, i players sono stimolati continuamente dall’esperienza di gioco, c’è un nesso azione-ricompensa e c’è un mondo in cui loro sono protagonisti. Nell’industria musicale non c’è questo nesso, non esiste un palcoscenico per i fan.»
Musica e imprenditoria giovanile come questi mondi si uniscono?
«Indubbiamente, il concetto di passione è alla base di questo matrimonio. In un mondo come quello della musica ci puoi lavorare solo se sei un appassionato. Crearci sopra una startup è probabilmente cosa ancor più difficile, soprattutto, se come noi non hai mai lavorato nell’industria e non conosci nessuno, devi studiare e parlare per recuperare. La musica ha un’industria ancora sottovalutata, ma è un’arte che si sta riappropriando del rango di scienza, quello che le era stato attribuito nell’antichità. Oltre questo, sentiamo che ci sono a tutti gli effetti degli imprenditori molto giovani non riconosciuti: i presidenti di fan club. Fondano un fan club anche da minorenni e lo gestiscono per dare supporto all’artista, per supporto intendiamo un servizio di costumer service e di gestione della community totale e lo fanno con estrema professionalità. L’obiettivo di MUNI è sempre stato quello di coinvolgerli in tutte le fasi di creazione e di testing della piattaforma. MUNI li considera come imprenditori, partner e protagonisti della nuova esperienza.»
Quali sono per voi gli step fondamentali oggi per fare startup nel nostro paese e guardare anche oltre oceano?
«Partiamo dicendo che, a nostro modo di vedere, una music tech startup che offre un’esperienza B2Fans con aspirazione globale può essere costruita anche in Italia e facendolo in una regione come l’Umbria. Crediamo che lo step più importante sia quello di costruire un team di persone che si conoscano profondamente. Questa familiarità comprende non solo i soci fondatori ma anche i primissimi collaboratori. Di conseguenza, Imparare a gestire un team da remoto e che lavora full-time per altre aziende per pagarsi da vivere è un’esperienza fondamentale perchè seleziona naturalmente il gruppo di persone e la startup stessa. Almeno per noi è stato così. Una volta compreso questo è necessario produrre e fatturare. Per noi, guardare al mercato anglofono e latino è un passo necessario. La versione Alfa di MUNI ha raccolto diverse migliaia di utenti fuori dall’Italia soprattutto negli USA e in UK. Il nostro obiettivo è quello di mantenere la sede di sviluppo e creativa qui in Umbria e presidiare fisicamente le attuali capitali internazionali della musica Londra e LA.»
Grazie Matteo, Simone, Luca, Lorenzo!
Gloria Chiocci