Montelago

Michele: “Montelago Celtic Festival rappresenta una fucina urbanistica e sociale sperimentale”

Michele Serafini, 34 anni è originario di Montecassiano in provincia di Macerata dopo un PhD in Antropologia alla School of Oriental and African Studies, University of London. Oggi è direttore artistico di Montelago Celtic Festival un dei più grandi festival in Italia conosciuto in tutta Europa, si terrà il 3, 4 e 5 agosto a Taverne di Serravalle di Chienti (MC) con musica, workshop, letteratura, artigianato, jam session, trekking, giochi celtici e tanto altro. Il ruolo di di Michele viene sempre più richiesto sia all’interno di grandi organizzazioni che di eventi territoriali e non solo! Conosciamo insieme la storia di Michele.

Michele sei il direttore artistico in quale momento della tua vita hai capito che sarebbe diventata la tua professione e con quali step?

«In un certo senso posso dire di essere cresciuto nel festival, avendolo fondato mio padre Maurizio insieme a Luciano Monceri. Negli anni mi sono occupato praticamente di ogni ambito organizzativo e nel 2018 mi è stato proposto di diventarne direttore artistico. Il festival è cresciuto molto negli ultimi anni e con esso si è dovuta ampliare la macchina organizzativa. Se durante l’anno sono circa 10 i professionisti che lavorano per il festival (tra ufficio stampa, editing, direzione di palco, scenografia, grafiche e illustrazioni, sito internet, social media management, marketing e logistica), i giorni del festival contano oltre 200 dipendenti con contratto a chiamata, per un’occupazione diretta – soprattutto di giovani under 35 – decisamente notevole. Ora abbiamo una bella ciurma di gente tanto abituata a navigare mari internazionali quanto radicata nel territorio. Il festival permette e anzi incentiva questa duplice sguardo, che è un po’ la caratteristica della nostra generazione di viaggiatori nostalgici di casa.»

Sei il direttore artistico del “Montelago Celtic Festival” un dei più grandi festival del centro Italia conosciuto in tutta Europa, come nasce e si sviluppa un progetto artistico così complesso? 

«Oltre all’aspetto culturale, turistico e d’intrattenimento, Montelago rappresenta una fucina urbanistica e sociale sperimentale. Si tratta in tutto e per tutto di una città effimera, che in pochi giorni nasce, si radica e svanisce senza lasciar traccia né macerie. Al suo interno, sin dalla fase di progettazione, si possono portare agli estremi gli ideali del servizio e del lavoro, a mio avviso due dei pilastri su cui dovrebbe poggiare ogni politica di ripopolamento dei territori montani. Senza cementificazioni né deturpazioni permanenti del paesaggio con Montelago troviamo ogni anno nuove soluzioni per chi decide di divenire cittadino del nostro festival, anche solo per tre giorni. Notiamo delle difficoltà nelle riparazioni degli strumenti da campeggio? Attiviamo una ferramenta mobile in collaborazione con attività imprenditoriali locali. Il festival è ormai un dialogo continuo con il pubblico che ne costituisce il fondamento.»

Festival e sostenibilità sono due temi molto vicini ai giovani, come in ogni edizione da venti anni riesce ad essere ecocompatibili? 

«Insieme a Legambiente Marche e COSMARI abbiamo lavorato per ridurre l’impatto ambientale del festival, tra le principali misure adottate nel corso del tempo, ne menziono solo alcune: utilizzo esclusivo di stoviglie e bicchieri bio-degradabili e compostabili, distribuzione gratuita all’ingresso di oltre 10.000 kit per la raccolta differenziata tenda-a-tenda (h24) con percentuali che nel 2022 hanno raggiunto oltre il 75% (dal 2012), eliminazione totale dell’acqua in bottiglia attraverso l’apposizione di casette per l’approvvigionamento gratuito di acqua potabile, e tante altre azioni. Abbiamo appena ottenuto la certificazione Ecoevents di Legambiente, per il futuro stiamo lavorando affinché Montelago possa diventare il primo festival marchigiano certificato ISO20121, standard europeo per la gestione sostenibile di grandi eventi.» 

Grazie Michele!

Gloria Chiocci