Laura Inghirami è nata a Sansepolcro, in provincia di Arezzo. Dopo il diploma di Liceo Scientifico si è laureata in Economia Aziendale e Gestione delle Imprese presso l’Università Bocconi, per poi proseguire gli studi a Parigi alla Grenoble Graduate School of Business dove ha conseguito un Master in International Business. Benché la sua passione verso il gioiello fosse qualcosa che già esternava fin da bambina, a Parigi ha iniziato il percorso di carriera in questo ambito all’interno di una Maison francese come stagista e poi con un contratto indeterminato. A un certo punto della carriera accademica Laura ha sentito il desiderio di tornare in Italia e approfondire la conoscenza sul lato più creativo del settore, così ha frequentato il Corso di Alta Formazione in Design del Gioiello presso il Politecnico di Milano e la sua realtà imprenditoriale Donna Jewel. Andiamo a conoscere insieme Laura!
Laura cosa rappresentano per te i gioielli e il loro splendore?
«Il mio legame con il gioiello è iniziato quando ero bambina: i miei nonni materni erano gioiellieri da tre generazioni. A Sansepolcro, mia città natale nel cuore del distretto orafo aretino, patria degli Etruschi, tutto parla di oreficeria: è una storia e una passione che si tramandano da secoli. Per me i gioielli rappresentano un mondo fatto di emozione, arte, cultura e conoscenza. Esprimono a tutti gli effetti una cultura millenaria: già nella Preistoria, ancora prima di indossare abiti, i nostri antenati indossavano gioielli sotto forma di amuleti come potenti mezzi di protezione e comunicazione interpersonale.
I gioielli sono simbolo di artigianalità e tradizioni antichissime, e questo mi affascina incredibilmente: ho sempre ammirato la creatività e maestria degli artigiani, che lavorano con raffinatissimo intelletto, talento e passione. Ogni gioiello ha una storia da raccontare, e io sono felice di conoscere e dare voce a tante storie di eccellenza attraverso il mio lavoro. In particolare, sono spesso invitata a condividere il mio parere sulle eccellenze, sull’industria, sui trends e sul gioiello presso conferenze internazionali dove cerco di rappresentare il Made in Italy, la sua eccellenza orafa, formidabile creatività, estro e qualità di prodotto. Ad oggi ho anche il piacere di confrontarmi continuamente con tanti giovani anche attraverso la mia attività di docenza, che svolgo presso IED Torino, dove insegno “Design Management” (una materia tra il marketing e il management applicati al settore della gioielleria) per gli studenti del Corso di Design del Gioiello e degli Accessori.»
Quando nasce Donna Jewel e con quale obiettivo?
«Donna Jewel nasce nel 2017 con la missione di comunicare la bellezza e l’eccellenza nel mondo della gioielleria, valorizzando le storie di eccellenza di artigiani, talenti emergenti e grandi Maison attraverso i canali digitali. Oggi Donna Jewel è cresciuta e, oltre che una vetrina digitale Instagram è diventato un journal e un’agenzia creativa specializzata in progetti tailor-made in ambito strategico, digitale e creativo per il mondo della gioielleria. Nel 2017 ho iniziato da sola, ma oggi Donna Jewel si compone di giovani esperti del settore che fanno parte del mio team e che con passione e spirito di squadra si impegnano a promuovere e supportare le storie di eccellenza e talento del gioiello in tutto il mondo attraverso progetti consulenziali innovativi al mio fianco.»
Quali opportunità di carriera offre oggi il mondo della gioielleria?
«Il mondo della gioielleria offre grandi opportunità in diversi ambiti, dall’area tecnica e commerciale fino alla parte più creativa. In particolare, vorrei soffermarmi sulla grande necessità che oggi il settore manifesta nei confronti delle figure di professionisti specializzati. Tra le figure più richieste: orafi, incassatori, gemmologi, prototipatori, ma anche ingegneri gestionali, designer che sappiano gestire e mettere in pratica le numerose innovazioni tecniche legate alla produzione.
Purtroppo, la nostra società ha costruito un pregiudizio nei confronti di un percorso formativo destinato a diventare professionista specializzato o artigiano considerandolo meno “di valore” rispetto ad un percorso universitario. Vittime di questa narrativa sbagliata sono stati prima di tutti i giovani, talvolta scoraggiati nell’intraprendere questo tipo di percorso. Invece, desidero spronare i giovani a seguire la propria passione e a non sottovalutare la grande importanza che questi mestieri hanno per la nostra società. Lavorare con le mani significa essere alla base della piramide del Made in Italy e quindi sostenerlo in tutto e per tutto. Proprio dalla carenza di giovani professionisti specializzati nelle aziende del comparto manifatturiero italiano, non solo quello del gioiello ma anche tanti altri settori profondamente legati al Made in Italy, derivano una grande richiesta e grandi opportunità di carriera.»
Grazie Laura!
Gloria Chiocci