Chiara Bacilieri, 30 anni è originaria di Ferrara e Milanese d’adozione. Lo scorso anno Forbes l’ha inserita nella prestigiosa classifica 30 Under 30 nella categoria Marketing & Advertising. Il percorso di Chiara non è lineare, laureata in psicologia, oggi ricopre il ruolo di Head of Data, dove quotidianamente va ad abbracciare: dati, innovazione e sviluppo. Dal palco di TEDx come speaker, agli eventi di FDO diffonde messaggi di inclusione e valorizzazione delle competenze soft. Ma com’è iniziato tutto? Andiamo a scoprirlo insieme!
Chiara nel tuo percorso hai unito il mondo della psicologia a quello dei dati, quale prospettive ci attendono in futuro?
«Le prospettive che vedo riguardano la capacità di psicologia e dati di fare da trait d’union tra ambiti diversi, mettendo a fattore comune conoscenze, sensibilità e approcci che possano farli evolvere. Nel mio percorso ho unito psicologia e dati applicandoli al marketing e alle risorse umane: due ambiti tradizionalmente separati e che potrebbero beneficiare molto da una maggiore contaminazione reciproca. Pensiamo a quanto il tema delle emozioni sia fondamentale nel guidare le decisioni delle aziende verso i consumatori e ancora così poco valorizzato dalle stesse aziende, almeno in Italia, quando si parla dei loro collaboratori. Dall’altra parte ci sono temi – pensiamo alla D&I – sui quali la direzione HR sta sviluppando una forte sensibilità, che nel marketing e nella comunicazione potrebbe tradursi nell’uso di un linguaggio più inclusivo, che punta a rompere alcuni vecchi stereotipi anziché continuare a perpetuarli.»
”Cosa vogliamo essere, quale messaggio vogliamo trasmettere?”. È una delle tue frasi celebri, secondo te perché ancora oggi la società non accetta questo binomio quando esce dagli schemi canonici?
«In realtà non è una mia frase ma una frase che mi sono sentita dire spesso e in cui non mi riconosco. Per questo l’ho usata come provocazione. Tutto nasce da un mio profilo social in cui mescolo, volutamente, il mio modo di essere nella vita personale con quello di cui mi occupo nella vita professionale, per cui se scorressi il mio feed troveresti una foto di un evento lavorativo accanto a una in bikini al mare o in posa in un camerino di un negozio. “È in contrasto con la tua immagine professionale”, “Così perdi di serietà e credibilità” e “Pensa al messaggio che trasmetti” sono solo alcuni dei commenti che mi vengono rivolti da tempo. Queste opinioni incarnano uno stereotipo che parla di una realtà superata, in cui una persona per essere credibile e autorevole come professionista deve mostrarsi sempre con una sola veste.»
L’unione tra dati e psicologia è una professioni più ricercate oggi, quale consiglio ti senti di dare a tutti quei giovani che desiderano lavorare in questi ambiti?
«Mettete davanti il vostro scopo. Dati, psicologia, tecnologia, neuromarketing, intelligenza artificiale… Sono strumenti: per far accadere che cosa volete usarli? E a beneficio di chi? Che l’ambito in cui lavorerete con i dati e la psicologia sia il marketing, le risorse umane, il mondo dell’educazione o qualsiasi altro, il consiglio che mi sento di dare è di cercare (o creare) un ambiente professionale che vi faccia sentire utili; un ambiente che vi dia l’opportunità di lavorare nella direzione dell’impatto che volete avere. Durante il percorso abbiate sempre in mente il perché lo fate e, quando vi sembrerà di averlo perso di vista, non abbiate paura di cambiare strada.»
Grazie Chiara!
Gloria Chiocci