Guglielmo Giuggioli è un dottore di ricerca e imprenditore che ha tracciato un percorso tra Silicon Valley, Europa e mondo accademico. Con esperienze come visiting researcher presso le rinomate università di Stanford e Berkeley, e avendo frequentato programmi imprenditoriali in Silicon Valley, Francia e Germania, Guglielmo ha arricchito il suo bagaglio professionale con una visione globale e innovativa. Il suo dottorato di ricerca ha esaminato la sua prima startup, “Speechannel”, una soluzione basata sull’intelligenza artificiale per l’analisi di video-presentazioni. Ha lanciato il podcast “The Roads Not Taken“, un progetto divulgativo.
Hai avuto un percorso che ti ha portato dalla fondazione della tua startup al dottorato nelle università più prestigiose della Silicon Valley. Quali sono state le sfide più grandi che hai affrontato lungo il tuo cammino?
«Nel 2015, quando tornai per la prima volta dalla Silicon Valley, proposi alla mia università italiana di replicare un modello visto a Stanford e Berkeley: un percorso imprenditoriale di sinergia e contaminazione positiva tra le varie facoltà per dare vita e accelerare startup. Ma ancora oggi non esiste niente di tutto questo in quell’università italiana. Nel 2018, proposi all’allora amministratore delegato dell’azienda in cui lavoravo di adottare la mia startup “Speechannel”: una soluzione di intelligenza artificiale per migliorare alcuni processi aziendali. Ma anche quella volta non fui ascoltato e sappiamo oggi quanto l’intelligenza artificiale stia rivoluzionando le organizzazioni. Adesso, la mia previsione è che nei prossimi anni le università e le aziende dovranno dotarsi di un “creator” all’interno delle loro organizzazioni per comunicare e agire in maniera diversa. Questa è la nuova sfida che sto affrontando con “The Roads Not Taken”, condividendo nuovi approcci nei più importanti centri di ricerca e innovazione mondiali.»
Il tuo video-podcast ‘The Roads Not Taken’ racconta le storie di italiani che hanno trovato successo all’estero. Come nasce e come speri che contribuisca al panorama dell’innovazione?
«Spesso in Italia, a livello personale e professionale, ci troviamo intrappolati in una realtà che sembra bloccare il nostro potenziale: il pensiero divergente e innovativo rischia di perdere contro l’omologazione della massa. Come italiani, credo che abbiamo perso tante occasioni, dalla rivoluzione informatica con Adriano Olivetti all’indipendenza energetica con Enrico Mattei, ma siamo un Paese di grandi precursori e creativi come insegna anche il Rinascimento, che è partito proprio dall’Italia. Per questo ho deciso di lanciare “The Roads Not Taken”: un anticorpo culturale per celebrare la diversità come valore fondamentale e sfidare il conformismo, invitando ad esplorare le strade poco battute. La mia visione abbraccia l’idea che, attraverso l’apprendimento e l’ispirazione derivante dagli approcci diversi adottati nei più grandi poli di innovazione mondiali, chiunque possa invertire la rotta e sprigionare il proprio potenziale sia come singoli individui che come intere organizzazioni, anche in Italia.»
Nel tuo lavoro metti in luce percorsi di carriera non convenzionali e spesso poco esplorati. Quale consiglio daresti ai giovani, aziende e università in Italia per percorrere le strade meno battute?
«Il mio consiglio è di non seguire ciecamente le convenzioni passate e obsolete, perché il rischio sarebbe quello di continuare a commettere gli stessi errori. Elencare cosa non funziona nel sistema italiano potrebbe essere limitativo se non ci spingiamo al punto di condividere soluzioni concrete e di essere artefici del cambiamento che desideriamo vedere. Questo è ciò che cerco di fare insieme alle eccellenze italiane nei più prestigiosi atenei mondiali, con un obiettivo preciso: condividere nuovi approcci che possano essere replicati anche nel nostro Paese. È un percorso controcorrente in netto contrasto con tutte quelle persone e organizzazioni che, in Italia, non accettano la diversità e si sentono minacciate dal cambiamento e dalla potenziale perdita dei loro interessi e privilegi. Ma “The Roads Not Taken” ci insegna che possiamo cambiare il sistema italiano solo mettendo in discussione lo status quo.»
Grazie Guglielmo!
Gloria Chiocci