Sono qui a Londra da pochissimo tempo e come spesso succede – un pò per caso un pò per fortuna – sono venuta a conoscenza di TechItalia London, un acceleratore che supporta e accelera le startup in lingua italiana verso i mercati di lingua inglese. Durante uno dei loro Meetup – che si svolgono a cadenza mensile – nella centralissima sede di Oxford Street ho conosciuto Oscar Chu Ortega uno dei co-fonder di Gigride una startup dedicata alla live music, ideata per mette in contatto musicisti e locali. Conosciamolo meglio!
Oscar Chu Ortega da dove proviene questo nome così particolare?
«Ho un nome così lungo perché sono Argentino – mia mamma è peruviana e mio papà e taiwanese – si sono trovati a Buenos Aires, dove sono nato e ho vissuto fino ai 9 anni. Nel 1996 hanno tentato di rapire mio fratello, avendo lineamenti da asiatico non è strano, mia madre impaurita ha deciso di andarsene e di portarsi noi dietro. Invece di finire in Canada dove avevamo una parte di famiglia, il nostro giardiniere ci ha proposto di andare in Italia perché lui era italiano, arrivato in Argentina appena dopo la seconda guerra mondiale. Ci ha messi in contatto con la sua famiglia e dopo poco ci siamo stabiliti a Faedis in provincia di Udine in Friuli.»
Come è stato per te trovarti da Buenos Aires a Faedis?
«All’inizio è stata molto dura, anche perché mia madre era sola con due bambini, mio padre si trovava in Argentina e tentare di vendere le ultime proprietà cosa quasi impossibile perché il paese stava andando verso il default, in seguito è tornato a Taiwan per lavorare e mandarci qualcosa.
Io ho iniziato a studiare perito aeronautico al Malignani e ho fatto l’exchange student in America, mia madre ha preso un terzo lavoro per pagarmelo e per apprendere l’inglese. Finita l’esperienza negli Stati Uniti, in quinto superiore la mia scuola mi ha inviato in Norvegia e in seguito sono entrato alle Officine Meccaniche, da li dopo un periodo in sede a 21 anni mi hanno mandato ad Abu Dhabi, dovevo stare solo qualche settimana ma poi parlando: spagnolo, inglese e italiano sono rimasto qualche anno come buyer & expeditor. Mi trovavo in un cantiere dove il manager parlava in italiano, il costruttore in spagnolo e nel cantiere la lingua ufficiale era l’inglese.
Dopo un paio di corsi sono diventato site planner e project manager in cantiere a 23 anni in Arabia Saudita. Le lingue mi hanno dato l’opportunita’ di rimanere ad Abu Dhabi e poi di spostarmi in Arabia saudita con il ruolo da PM e Planner.
Quando ti sei trasferito qui in Inghilterra?
«Mi ero messo da parte dei soldi per pagarmi gli studi, dato che mio fratello doveva andare a Pavia, a studiare e pagare per due figli fuori casa era dura, io che ero il più grande sono andato a lavorare. Dopo un periodo in medio oriente, sono stato accettato alla Westmister University nella facoltà di economia e marketing, mi sono laureato in tre anni con il massimo dei voti. Durante l’anno accademico studiavo e d’estate lavoravo per la mia università.»
Quando nasce Gigride?
«Arrivato alla tesi, un’amico mi presenta Marco Santesso – il mio attuale co-funder. Marco oltre ad avere una preparazione accademica eccellente in Italia e in Inghilterra è un appassionato di musica dal vivo, ha una sua band Siadefse.
L’idea di Marco nasce nell’estate 2007 dopo la maturità, contattò un gruppo musicale ad Amsterdam e gli chiese di metterli in contatto con due locali per suonare in due serate, trovati i locali affittarono un furgone e partirono per Amsterdam. Al ritorno gli viene la scintilla e si chiese: “Perché non esiste un sito che mette in contatto i musicisti con i locali?” Così nasce Gigride.»
Come sei entrato in questo progetto?
«Ci troviamo a parlare di questo progetto, all’epoca avevo 27 anni e mi sono detto: “o faccio questa esperienza ora o poi mi ritrovo a 30 anni con una famiglia magari, la vedo dura…” Quindi ho preso la palla al balzo e mi sono buttato in questo progetto con lui.
Abbiamo iniziato a lavorare al progetto da casa nostra, dai nostri salotti, lui lavorava ancora part time e io stavo cercando un lavoro, anche se la maggior parte del tempo lo dedicavo a Gigride. Fino a quando abbiamo visto che avevamo la possibilità di creare qualcosa di bello e lo abbiamo realizzato, due anni dopo abbiamo 5300 utenti e 333 locali.»
In quale parte del mondo siete ora?
«Il focus è qui a Londra, da poco siamo partiti anche in Italia, approfittando che Marco è rientrato per un periodo. Prossimamente saremo anche in Germania, Belgio, Olanda, Svezia e Francia.
In questi due anni di esperienza abbiamo visto che i musicisti desiderano andare in tour e operando in più paesi questo sarà ancora più efficiente. Qui negli UK organizziamo anche mini tour di giovani band che da piccoli paesi desiderano venire a suonare qui a Londra. In Italia collaboriamo con festival come Castaldi Music Festival di Belluno.»
Perché il prossimo paese sarà la Germania?
«Perché in Germania c’è una cultura della live music in continua crescita all’interno dei centri, contrariamente all’Italia, dove i centri storici che sono nati nell’antichità per aggregare le persone e svolgere la attività culturali stanno morendo. Il centro del divertimento e dei concerti si sta sempre di più spostando nelle zone industriali, dove per raggiungerlo si deve prendere la macchina, qualcuno beve e ogni volta si rischia che ci si faccia del male, dove allo stesso tempo è difficile mantenere il controllo, in quanto i locali sono sparsi per le periferie industriali, mentre il centro storico dovrebbe essere oggi come allora il centro della musica dell’altre e della cultura in ogni sua forma. Nel medioevo le città Italiane sono state costruite così per questa ragione, ora non so perché non volgiamo più usarle e lasciarle dei dormitori dopo le otto di sera.
A questo proposito qui a Londra hanno fatto a mio avviso una legge esemplare: se un edificio, una casa, un appartamento viene costruito nelle vicinanze di locali dove si fa musica a priori, questi locali vengono tutelati e gli inquilini devono adattarsi a eventuali rumori da parte di questi locali.»
Come si sostiene la vostra startup?
«Londra è piena se non satura di musicisti, cosa che non siamo abituati a vedere in Italia. E’ proprio per questo che abbiamo adottato una strategia diversa rispetto ai nostri competitor noi non ci prendiamo la parte della paga che va dai locali alla band, perché la maggiorate sono free entry. Noi usiamo un freemium model dove chiediamo ai locali di pagarci una subscription mensile per avere la possibilità di accedere al nostro database e di mettere più annunci all’interno della nostra piattaforma, in modo che il musicista li possa trovare. Ogni artista ha la sua descrizione collegata ai social e ai loro brani a quel punto noi diamo tutte le informazioni di cui ha bisogno un promoter per scegliere il musicista più adatto alla sua serata.»
Come entra l’artificial intelligence in Gigride?
«Da poco abbiamo assunto un nuovo CTO, un developer che si chiama Uku e ha appena finito di sviluppare il nuovo sito, grazie al nuovo sito già stiamo aumentando il numero dei locali, dai prossimi giorni avremo anche un principio di IA. Uku ha creato un piccolo algoritmo, non è uno di quei otto algoritmi che vengono considerati alla base della artificial intelligence ma è comunque un algoritmo che ordina la lista delle application per ogni concerto. Ad esempio prende la distanza dal concerto, quanto è completo il profilo, quanto interagisce l’artista nei socials prende in considerazione che le review lasciate dai locali e dai promoter, l’obbiettivo è quello di creare una community di adetti del settore esperti all’interno di Gigride.»
I prossimi step?
«Saranno quello di aprire ai nostri fans, in modo che gli appassionati di musica dal vivo underground possano interagire all’interno di Gigride, seguendo o la programmazione di un locale o l’intero tour di una band.
Un prossimo step sarà quello di creare una ticketing platform dove un locale avrà la possibilità di vendere direttamente i biglietti dei suoi concerti, da dove noi prenderemo una commissione»
Consiglio ai giovani?
«Non mollare mai! Anche se in Italia magari è dura, consiglio a chi ha la possibilità di viaggiare e quando dico avere la possibilità non dico avere i soldini, perché ci sono vari modi per andare fuori e vedere il mondo come è fatto. Il mondo è più grande del tuo paese, della tua città, dell’Italia. Ci sono posti dove la meritocrazia è al centro della crescita personale e professionale di ogni individuo. Non è tutto come in Italia, se sentite parlare di Brexit o burocrazia in Francia sono problemi minimi. Quando magari non ci saranno più giovani e nessuno che pagherà le tasse, forse si daranno una svegliata e diranno è meglio cambiare direzione e aprirsi anche ai rifugiati che se non fosse per loro le scuole sarebbero vuote e iniziare a vedere queste persone come risorsa e non come un peso. Viaggiate più che potete, vedete il mondo e imparate il più possibile da chi è diverso da voi.»
Grazie Oscar!
Gloria Chiocci