Cosa sono i sistemi di accumulo delle energie rinnovabili? Scopriamoli con Ilaria Pucher

La storia di Ilaria Pucher è in contro tendenza rispetto alle storie che quotidianamente siamo abituati a leggere. Ilaria è una giovane ricercatrice in fisica che dopo una brillante carriera e un Phd in Florida decide di tornare in Italia per dirigere il team di R&D Green Energy Storage. Insieme con lei, un team di oltre dieci risorse con altissime specializzazioni e un comitato scientifico guidato da docenti della Harvard University e dal direttore dell’Unità ARES della Fondazione Bruno Kessler, per una startup di professionisti italiani che hanno un obiettivo: sviluppare dei sistemi di accumulo di energie rinnovabili e combattere i cambiamenti climatici. 

Con l’ultimo crowdfunding su Mamacrowd, finora sono stati raccolti 1.800,00€ che verranno investiti per potenziare la produzione dei propri sistemi di accumulo di energie rinnovabili: batterie a flusso che – grazie alla innovativa tecnologia GES – permettono di accumulare un’elevata capacità di energia elettrica pulita, sfruttando la naturale energia del sole e del vento.

Ilaria qual’è stato il tuo percorso verso gli Stati Uniti ma soprattutto cosa ti ha spinta a tornare in Italia? 

«Ho studiato fisica sperimentale all’Università di Trento, durante gli studi ho conosciuto mio marito, che allora era dottorando presso la mia stessa Università. Al termine gli venne offerto un post-dottorato all’University of Florida in Gainesville negli Stati Uniti.

Ebbi la fortuna di riuscire a portare avanti il mio lavoro di tesi triennale in quella stessa Università. In seguito a quell’opportunità feci gli esami di ammissione per il master e il dottorato in fisica, approvandoli. Incominciò così la mia avventura negli Stati Uniti. Passati otto anni dal primo viaggio a Gainesville – dopo aver conseguito il dottorato – e aver avuto due fantastiche bambine io e mio marito abbiamo deciso che desideravamo tornare in Italia, per stare più vicino alle nostre famiglie. 

La Green Energy Storage è a Trento, proprio vicino casa. Il mio è un lavoro che si adatta perfettamente al post-dottorato, per questo mi ritengo particolarmente fortunata.»

Cosa sono i sistemi di accumulo delle energie rinnovabili? Come combattono i cambiamenti climatici? 

«I sistemi di accumulo sono quei sitemi che riescono a immagazzinare l’energia in eccesso – o comunque non utilizzata – che viene prodotta da fonti rinnovabili, come l’eolico o il fotovoltaico. Si sa che le fonti rinnovabili sono intermittenti, infatti il sole non sempre c’è e il vento non sempre soffia.

In più parlando soprattutto del fotovoltaico la richiesta maggiore di energia risulta temporaneamente sfasata rispetto alla presenza del sole, infatti il sole c’è nelle ore principali della giornata mentre la richiesta di energia si concentra o al mattino presto o ancora di più nelle ore serali, quando ormai il sole è tramontato. È quindi indispensabile immagazzinare l’energia prodotta durante il giorno o comunque quando il vento soffia forte per poterla utilizzare quando è effettivamente richiesta. Ecco perché si chiamano sistemi di accumulo delle energie rinnovabili. La Green Energy Storage realizza proprio questi sistemi.

È ormai conoscenza comune che la temperatura della terra si stia innalzando – parliamo di 1° dagli anni pre-industriali – con una proiezione che arriva a più di 2° durante questo secolo, se non si prendono provvedimenti adeguati. 

Si sa che il riscaldamento globale è dovuto dai gas serra come l’anidride carbonica e il metano, che vengono liberati nell’atmosfera da processi industriali, combustibili fossili e attività agricole. 

Le emissioni, in particolare di CO2 – anidride carbonica – dovuta alla produzione di energia elettrica conta per circa il 30% del totale. È chiaro dunque che la produzione di energia da fonti rinnovabili, in sostituzione all’uso di combustibili fossili è d’obbligo nel prossimo futuro, per limitare un ulteriore surriscaldamento del pianeta con le drastiche conseguenze: l’innalzamento degli oceani, inondazioni. cambiamenti repentini ed estremi del clima, più uragani e quant’altro.» 

Un consiglio che daresti ai giovani ricercatori che desiderano tornare in Italia ma non ne hanno il coraggio?

«L’Italia ha molti talenti e ricercatori di altissimo livello, purtroppo la maggior parte di essi va all’estero perché in Italia le possibilità di lavoro sono poche. La scelta di rimanere all’estero o ritornare in Italia è molto personale. All’estero c’è sicuramente molta più meritocrazia, ci sono più possibilità e i salari sono decisamente più alti che in Italia. Spesso – sotto il mio punto di vista – manca un pò la cultura di casa a cui noi italiani siamo molto legati.

Se un ricercatore trovasse un’opportunità per rientrare, io consiglierei di farlo, anche perché sono convinta che l’Italia può essere un giocatore di livello internazionale, su tutti i fronti e su tutti i campi però se tutti i talenti vanno o rimangono all’estero non potremmo mai dimostrarlo. Certo che anche l’Italia potrebbe fare la sua parte, incentivando la ricerca e il rientro dei ricercatori, ma anche mettendo a disposizione più fondi aumentando le posizioni e allineando gli stipendi con l’estero.» 

 Grazie Ilaria 

Gloria Chiocci