Giada: “A scuola ero l’unica bambina con gli occhi a mandorla, ora dirigo la prima azienda di cibo cinese Made in Italy”

Giada Zhang, è una giovane imprenditrice under 35 a capo della prima azienda ad aver portato il cibo cinese – Made in Italy – all’interno delle più grandi catene di supermercati in Italia. Ho avuto modo di conoscerla durante TuttoFood la fiera internazionale B2B dedicata al settore del food e beverage, che si è tenuta a Milano qualche settimana fa. 

Giada è ambiziosa, nonostante la sua giovanissima età ha già le idee molto chiare in termini di imprenditoria. Laureata con il massimo dei voti in International Economics and Management presso l’Università Bocconi di Milano, parla cinque lingue e ha lavorato in UK, USA e Asia. Attualmente vive a Cremona dove si occupa della Mulan Group.

Giada è anche founder di  “Women in Finance”, un’associazione che mira a potenziare il valore e l’esperienza professionale di ogni donna nell’economia e nel business. Sono andata a conoscerla meglio!

Giada come hai raggiunto questo obiettivo?

«Sin da piccola ero abituata a sacrificare ogni momento libero per lo studio. Di giorno aiutavo i genitori nel ristorante e di notte studiavo per guadagnarmi un futuro migliore. A scuola ero l’unica bambina con gli occhi a mandorla e la mia pronuncia scorretta dell’italiano spesso era presa di mira. I miei genitori mi dicevano sempre che per raggiungere grandi obiettivi nella vita avrei dovuto impegnarmi più duramente rispetto a tutti gli altri, e così ho fatto, proprio come mi hanno insegnato loro, attraverso l’esempio quotidiano del duro lavoro.»

Giada cosa ha rappresentato per te il dizionario?

«I compagni potevano farsi aiutare dai genitori, ma io non potevo farlo. Che colpa avevano loro, che lavoravano sempre per potermi garantire un futuro migliore? Arrendersi non era una parola presente nel mio vocabolario. Ho studiato con fatica e determinazione finché non ho preso il primo 10 in italiano (e in latino).

In seguito ho deciso di mettere a disposizione della comunità le mie competenze, già dai 15 anni passavo il mio tempo libero nei centri ad aiutare gli altri bambini cinesi con difficoltà linguistiche sperando di garantire a loro un percorso più facile del mio.

Giada perché hai scelto di tornare a lavorare in Italia dopo le esperienze in UK, USA e Asia?

«Restituire alla mia comunità è un valore importante per me. Molte persone non si preoccupano da dove vengono. Io invece più volte ho cercato di capire quale fosse la mia identità. Essendo di origini cinesi, ma nata e cresciuta in Italia, più volte mi è stata posta questa domanda: ti senti più italiana o più cinese?

Quando ero più piccola, più volte avrei voluto essere del tutto italiana per non sentirmi diversa dagli altri. Invece con il tempo ho capito che non importa quanto io possa essere integrata in questa società occidentale, non importa quanto sarò italiana dentro, ma in fondo in fondo, i miei occhi a mandorla avrebbero sempre tradito le mie origini.

Sono consapevole di non poter mai essere veramente cinese, in quanto non sono cresciuta insieme ai miei connazionali, tra i profumi e i sapori tipici della Cina. Eppure, probabilmente, non mi identificherò mai nemmeno come una vera italiana, poiché ho forti radici della mia terra d’origine.

Penso che la mia “diversità” rappresenti un motivo di ricchezza, non solo per me stessa ma anche per le persone che mi circondano. Per questo motivo, dopo diverse esperienze all’estero, ho deciso di tornare nella mia terra madre e poter, nel mio piccolo, contribuire nell’economia italiana sfruttando al massimo il mio biculturalismo: portare cibo autentico orientale nelle tavole di tutti gli italiani. Il bagaglio culturale che ho, mi permette di vantare una risorsa in più rispetto ai miei coetanei, una risorsa che va messa a frutto in tutti i modi possibili. Penso di essere quasi “privilegiata” perché spetta anche a me creare un ponte tra la Cina e l’Italia, portando valore aggiunto verso le persone cinesi che vengono a contatto con l’Italia e alle persone italiane che vogliono conoscere meglio il meraviglioso mondo cinese.»

Un messaggio che desideri dare ai giovani che sognano di fare impresa?

«Il sogno di ogni persona è diverso, ovviamente. Bisogna fermarsi e chiedersi perché stiamo facendo quello che stiamo facendo. Perché sei un imprenditore o perché vorresti diventarne uno? Cosa stai cercando di ottenere? Quando ti immagini in 5, 10, 20 anni, cosa vedi? Chi vedi? È importante essere chiari sulle risposte a queste domande. Essere un imprenditore è un lavoro estremamente difficile, carico di rischi finanziari e personali. C’è un rischio finanziario nel tuo investimento, sia in tempo sia in denaro. Le cose potrebbero non funzionare.

C’è anche un rischio personale. Avrai bisogno di rendere la tua attività una priorità e correrai il rischio di perdere alcuni rapporti personali lungo la strada. Per queste ragioni, l’imprenditorialità non è per i deboli di cuore. È importante che tu sia chiaro su ciò che stai cercando di ottenere.

Nella mia avventura imprenditoriale, mi rendo conto che non ci sono orari, non ci sono programmi prestabiliti e strade programmate. Viviamo in un tempo in cui la conoscenza infinita è a nostra disposizione per risolvere la maggior parte di ciò che ci affligge, che è sia un bene che un male. Ho messo a punto i passi successivi e ho spostato il business in direzioni nuove ed entusiasmanti. Ogni giorno è una sfida nuova e continuo a pensare costantemente a quali sono i miei nuovi obiettivi e i miei sogni. Così tante persone sono paralizzate dal numero di scelte che hanno e finiscono per non fare nulla. Abbiamo bisogno di persone intelligenti. Abbiamo bisogno di imprenditori per mantenere l’economia prospera, per costruire e far crescere le loro aziende. Abbiamo bisogno che loro si facciano avanti nella comunità e aiutino a sostenere cause meritevoli. Il cinque percento della popolazione mondiale sono imprenditori e, senza di noi in crescita e prosperità, l’intero mondo civilizzato scompare.»

E dunque, qual è il tuo obiettivo? Qual è il tuo sogno? E, perché vuoi diventare un imprenditore?

«Armato con le risposte a queste domande e un focus sul risultato, realizzare il tuo sogno è possibile. In assenza di queste risposte, potresti trovarti a caccia di un sogno elusivo che non realizzeresti mai. Dopotutto, come dice l’espressione, “Se non hai un sogno, non realizzerai mai un sogno.”

Giada, da dove nasce il desiderio di fondare Women in Finance?

«Ho fondato l’associazione Women in Finance con l’intento di diminuire il divario di genere che è fortemente presente nel mondo della finanza. Il nostro obiettivo principale è l’empowerment femminile attraverso piattaforme di mentorship, workshop e conferenze. Nonostante negli anni ci siano stati tanti progressi, il gap è ancora molto profondo. Sta proprio a noi e alle nuove generazioni il compito di superare questa disparità. Nelle famiglie asiatiche, il ruolo della donna è sempre stato secondario. Essendo cresciuta in questo ambiente, sognavo di essere una donna indipendente, una donna che potesse avere una propria libertà economica, una donna che potesse vivere la propria vita. Ora che sono diventata quella donna, voglio aiutare ogni donna a fare lo stesso.»

Grazie Giada

Gloria Chiocci