“Già dal liceo ho affiancato allo studio delle esperienze lavorative e di formazione professionale”. La storia di Davide Dattoli

Dietro a ogni idea o storia di successo c’è un percorso personale e di formazione che troppo spesso non viene raccontato. Questa settimana ho avuto il piacere di intervistare Davide Dattoli, l’unico italiano presente nella classifica30 under 30”, area Tech, di Forbes 2019. Davide ha 28 anni ed è il co-founder e CEO di Talent Garden, la più grande piattaforma fisica in Europa di networking e formazione che oggi conta 23 campus in 8 Paesi, con oltre 3.500 membri. Non vi svelo altro. Andiamo a conoscerlo insieme!

 Davide, tutto è iniziato…

«Con il liceo scientifico, che allora era in linea con le mie skills. Già dalle superiori ho sempre cercato di affiancare allo studio delle esperienze lavorative e di formazione professionale. Ogni estate cercavo di fare delle esperienze diverse, non sapendo cosa desiderassi diventare da grande, come accade a tantissimi ragazzi. Ho provato tanti lavori diversi: dal giardiniere al cuoco passando per la gestione di una galleria fotografica, fino all’agenzia di comunicazione. Provare e sperimentare lavori differenti – anche per brevi periodi – questo mi permetteva di vedere quali erano le competenze necessarie per poter svolgere quel tipo di lavoro.

Oltre al liceo e ai lavoretti estivi, seguivo dei corsi – anche di pochi giorni – su quella che era ed è rimasta la mia passione più grande: la comunicazione digitale, che proprio in quegli anni si stava sviluppando. Questi brevi corsi, mi permettevano di formarmi delle competenze verticali da mettere subito in pratica. E così appena terminato il liceo iniziai a lavorare a piccoli progetti, riuscendo a coniugare il mio percorso formativo alla mia più grande passione.»

 L’università?

«Mi iscrissi a Economia e Commercio – anche se non l’ho terminata – le prime esperienze lavorative mi impegnavano molto e non riuscivo ad affiancare l’università al lavoro.

In questi 10 anni sono riuscito ad affiancare al lavoro la formazione – anche universitaria – seguendo due corsi di formazione uno a Stanford l’altro ad Harvard. Questo mi ha permesso di continuare ad aggiornarmi su quelli che sono i nuovi trend, ricavandone dei nuovi stimoli.»

Come sei arrivato a Stanford e Harvard?

«Ho cominciato con percorsi professionali più semplici in Italia, su quelli che erano i settori in cui mi sarebbe piaciuto andare a lavorare. Pian piano, ho capito che dovevo affiancare al mio percorso una formazione più orizzontale. Sono approdato a Stanford e Harvard grazie alla selezione del network di Endeavor, un’associazione di imprenditori a livello globale, che supporta i giovani talentosi, offrendogli anche percorsi formativi presso grandi università.»

Quali corsi hai seguito?

«Ad Harvard il corso era incentrato su come scalare imprese a livello internazionale; mentre a Stanford sulla creazione di processi d’innovazione con un focus sulla leadership all’interno delle imprese innovative

Obiettivo personale per il futuro?

«La mia passione è sempre stata quella di capire come l’evoluzione tecnologica cambia e cambierà la vita delle persone. Studio tanto questo tema e ogni anno investo e partecipo a eventi e attività. Vivere e analizzare in prima persona, questo cambiamento sociale mi da la possibilità di sviluppare e portare avanti progetti sempre innovativi.»

Quali saranno le professioni più ricercate in futuro?

«In Talent Garden vediamo ogni giorno quanto le competenze digitali siano sempre più richieste. L’Unione Europea stima che nei prossimi 10 anni ci saranno più di 170 milioni di persone che avranno bisogno di competenze digitali, questo perché – di fatto – ogni lavoro verrà trasformato dalla tecnologia.

Il mio consiglio ai giovani è di imparare oggi tutto quello che servirà domani! Ci sarà sempre più bisogno, infatti, di figure professionali in grado di gestire e guidare la trasformazione digitale, i dati e la user experience

Oggi, quali sono le competenze maggiormente richieste?

«Parlando di soft skill, sicuramente la leadership, perché in un mondo dove lavoriamo sempre più spesso davanti a un computer, le capacità relazionali, di team-work e coordinamento diventano essenziali. Non bisogna dimenticare però le core competence che ci permettono di essere molto più verticali rispetto a un tempo.»

È possibile creare una startup in Italia?

«Assolutamente sì! Dove ci sono situazioni sfidanti come nel contesto italiano (meno abituato a sostenere e far crescere le startup) costruire grandi progetti e avere successo regala una soddisfazione anche maggiore.»

Un messaggio che desideri dare ai giovani, che stanno per entrare nel mondo del lavoro?

«Sperimentate tante cose diverse, perché spesso la cosa più difficile è proprio capire cosa desideriamo fare. Il modo per scoprirlo non è ascoltando consigli altrui o aspettando che sotto la doccia arrivi l’idea giusta, bisogna provare e mettersi in gioco. Soprattutto durante il periodo di studi è importante fare una piccola esperienza lavorativa, vi permetterà di capire cosa vi piace fare ma soprattutto cosa non vi piace fare. Tenetene conto per il futuro!

Il secondo consiglio che mi sento di dare è quello di non fermarsi mai anche quando si entra nel mercato del lavoro. Non accontentatevi del primo impiego e di una minima stabilità, ogni anno continuate a investire del tempo e delle risorse nel formarvi ed aggiornarvi, perché il mondo digitale corre veloce e la formazione deve essere continua, così da tenere il passo».

Grazie Davide

Gloria Chiocci