Tre ragazzi e una grande missione: “Ridare una seconda vita alla foresta delle Dolomiti attraverso il design”

Vaia è uno di quei progetti che ti entra nel cuore. Ideata da tre giovani imprenditori di 29, 28 e 26 anni, ha come obiettivo quello di ridare una seconda vita alla foresta delle Dolomiti – danneggiata dopo l’alluvione del 2018 – attraverso il design. Come? Con una cassa di legno, VAIA!

Come nasce Vaia?

«Volevamo cercare di trovare una soluzione concreta alla problematica di tutti questi alberi abbattuti e ormai inutilizzabili per le grandi strutture. Da qui l’idea di utilizzare quel legno, considerato ormai inutilizzabile, per creare un oggetto di design che potesse anche lanciare un appello forte e allo stesso tempo sostenere la ripresa del territorio. Nasce così l’idea di Vaia, all’apparenza un semplice cubo di legno massello pregiato ma che in realtà permette di propagare in maniera completamente naturale  qualunque suono inserendo al suo interno il proprio smartphone.»

Con quali strumenti si realizza VAIA?

«Il Vaia Cube è realizzato artigianalmente con il lavoro di falegnami locali. Il legno certificato recuperato dalla startup proviene esclusivamente dalle zone colpite dalla tempesta. Una volta trasportato il legname, viene trattato ed essiccato perché sia reso lavorabile. Le assi di legno vengono tagliate simmetricamente in forme cubiche di 10 centimetri da un macchinario, lo stesso che con precisione chirurgica disegna il cono. A questo punto, il cubo rozzo viene intagliato in modo più definito dalla mano esperta dell’artigiano. Infine, con un colpo d’ascia incide una spaccatura peculiare che segue le naturali venature del legno, rievocando così la ferita nella foresta.»

Una cassa per…

«Amplificare ulteriormente il grido di aiuto della natura e mantenere alta l’attenzione sul cambiamento climatico.»

Chi c’è dietro Vaia?

«Siamo Federico Stefani, Giuseppe Addamo e Paolo Milan, un gruppo di giovani con l’obiettivo di realizzare un nuovo modello di business, incentrato sulla sostenibilità, l’artigianalità e l’economia circolare.

«Abbiamo percorsi molto differenti io, Federico sono nato a Valsugana in provincia di Trento nel 1991. Laureato in International Management e con alle spalle due Exchange Programme, uno in Belgio e uno in Giappone. Attualmente lavoro nel Dipartimento Risorse Umane della NATO. Giuseppe invece è nato a Catania nel 1992,  si è laureato in Comunicazione Pubblica e d’Impresa e ha un master in Marketing in Bocconi e uno stage come giornalista a Bruxelles. Attualmente lavora a Roma come market developer. Mentre Paolo, classe 1994 è della provincia di Rovigo, si è laureato in International Management a Ferrara e ha trascorso un periodo di studi in Polonia. Attualmente lavora come Analista funzionale.»

Un messaggio ai giovani che desiderano realizzare un progetto di design sostenibile? 

«Crediamo che bisogna ripensare il nostro modo di fare impresa, non solo perché diventi più sostenibile, bensì perché generi benefici concreti per l’ambiente, il territorio e la comunità. Il design è un mondo straordinario, capace di creare valore dalla bellezza. Riutilizzare risorse e materie prime “di scarto” per realizzare prodotti di design raffinati, eleganti e unici può soltanto accrescere il valore aggiunto di questi oggetti e, di conseguenza, dell’intero settore. Tanti studi confermano che i consumatori tendono a premiare i prodotti green ed eco-friendly: spetta a noi giovani offrire soluzioni originali su questo trend in forte crescita, coniugando il lato economico con il lato ambientale e sociale.»

Grazie Federico, Giuseppe e Paolo!

Gloria Chiocci