Danilo Costa, 33 anni di Palermo è il CEO & Founder di Coderblock la startup che ha ideato l’ufficio virtuale in 3D con l’obiettivo di semplificare le attività lavorative nel quotidiano. Dato l’interesse che sta girando attorno a questo tema, ho intervistato Danilo per conoscere più da vicino la sua innovativa idea.
Danilo, in un periodo dove la grande maggioranza di noi sta lavorando in smart working hai ideato un vero e proprio ufficio digitale in 3D ma come funziona?
«Per diversi anni lo slogan di Coderblock è stato “rivoluzioniamo il tuo lavoro a distanza”, per cui occorreva entrare nel quotidiano di ogni collaborazione per capire come migliorare davvero l’esperienza. Sebbene le persone fossero in grado di lavorare da casa quello che stavano svolgendo non era smart working (o meglio, remote working, che richiede una certa dose di disciplina) ma home working (un lavoro da casa forzato in condizioni non ottimali e senza un metodo ben preciso). Serviva un modo per facilitare la percezione del luogo di lavoro riducendo al contempo l’alienazione derivata dal periodo. È stato questo il momento in cui Coderblock si è evoluto, diventando un luogo per esperienze virtuali non solo dedicate al lavoro e alla produttività ma anche alla formazione e agli eventi virtuali. L’idea in sé è molto semplice: ogni utente può accedere ad un mondo virtuale in 3D con le stesse modalità di accesso di un sito web (tramite un link), senza installare alcun software esterno o avere conoscenze digitali evolute. Una volta dentro questo mondo (un ufficio 3D ma anche un padiglione virtuale) l’utente può parlare con gli utenti vicini, personalizzare l’aspetto del suo avatar, entrare in videochiamata o visionare un webinar su mega schermo 3D. Quello che l’utente vive, a questo punto, è una vera esperienza virtuale.»
Come un nostro avatar ci può aiutare a ridurre le distanze?
«La cosa più utile di un mondo virtuale come Coderblock è che ti permette di immaginarti in un luogo condiviso, con un’esperienza diversa da una semplice chat o una videochiamata perché mentre ti muovi in quel contesto percepisci che gli altri ti stanno osservando. Questo instaura un processo sociale che, tramite gamification, aiuta e diverte gli utenti ma non solo. Negli eventi virtuali ad esempio gli organizzatori (e gli espositori) hanno visto un incremento della partecipazione generale all’evento e un tempo medio di permanenza maggiore, mentre nella formazione e negli uffici una maggiore attenzione alla produttività ed alla fruizione dei contenuti.»
Danilo quando hai capito che la tua strada era quella di diventare uno startupper e qual è stato il primo passo che hai compiuto?
«Credo sia stato un impulso. Già ai tempi dell’università ero affascinato dalla tecnologia (mi sono laureato con lode in Scienze Informatiche con una tesi sperimentale sull’intelligenza artificiale) ma ho sempre pensato di far carriera in altre imprese. Per anni ho lavorato in altre società (più o meno grandi e strutturate) ma con il tempo ho capito che volevo creare qualcosa di diverso, più simile al mio modo di vedere e vivere l’innovazione (giusto o sbagliato che fosse). Così da Palermo mi sono dimesso da un contratto stabile e ho preferito seguire la mia strada, ma ci tengo a sottolineare che non mi sento per questo “speciale”. Ognuno di noi ha un percorso e sono tutti altrettanto validi, dico sempre che senza il mio team non saremmo nulla, sono loro a definirci.»
Pensi che il virtuale possa sostituire definitivamente il fisico?
«È una domanda molto importante per noi. Crediamo che il virtuale non possa sostituire pienamente il fisico e credo non si possa sostenere il contrario. L’approccio fisico è insostituibile e, non appena sarà possibile, saremo i primi ad usare pienamente i nostri uffici fisici. Come in tutto credo occorra equilibrio, la sfera digitale può sicuramente aiutare negli eventi virtuali (dove le persone potranno evitare di prendere un treno o un aereo per svolgere attività di networking e gli eventi fisici dovranno reinventarsi) o negli uffici virtuali (dove la presenza in ufficio assume un nuovo significato), con un nuovo approccio ibrido che unisce finalmente fisico e virtuale.»
Grazie Danilo!
Gloria Chiocci