Guido Giardini, 31 anni originario di Fano, nelle Marche. Dopo aver conseguito la maturità scientifica nella sua città, Guido ha intrapreso un percorso accademico di eccellenza, completando una laurea triennale in ingegneria gestionale al Politecnico di Milano. La sua sete di conoscenza lo ha portato oltre oceano, dove ha ottenuto un MSc in Management Science & Engineering alla prestigiosa Columbia University di New York. In questa intervista, esploreremo le sue esperienze, le sfide affrontate e le sue visioni per il futuro nel campo della gestione e dell’innovazione con il progetto Spector Padel House.
Il tuo percorso professionale è stato molto variegato, con esperienze che spaziano dalla consulenza internazionale allo sviluppo di una startup. Quali sono stati i momenti chiave che ti hanno guidato verso la creazione di Spector Padel House e quali insegnamenti hai tratto lungo il cammino?
«Gli ambienti molto diversi (paesi / settori) che ho avuto la fortuna di frequentare, oltre a fornire solide basi professionali, mi hanno permesso di essere costantemente esposto a nuove realtà e a persone diverse, che rappresentano uno stimolo incredibile per immergersi in nuove e continue sfide. Fondare la mia azienda è stata la risposta a questi stimoli. La flessibilità e la capacità di adattamento sono forse le competenze più importanti che ho ereditato dalle mie precedenti profssioni, che – ça va sans dire – sono condizioni necessarie per fare impresa. Inoltre, la mia passione per gli sport di racchetta (in particolare, ho un passato da giovane professionista nel tennis) ha contribuito a indirizzarmi verso il padel! Il percorso è iniziato 4 anni fa con 2 soci, e il viaggio è stato finora bello e sfidante.»
Spector Padel House è diventata un punto di riferimento per il padel in Italia. Puoi raccontarci come hai identificato l’opportunità di mercato e quali innovazioni hai introdotto per differenziare il tuo club dalla concorrenza?
«Nel periodo pre-pandemia, si poteva già osservare un trend di crescita incredibile in diversi paesi: in Italia, la crescita era già buona, ma i numeri erano ancora poco rilevanti. In Spagna, invece, era già il secondo sport più praticato dopo il calcio, davanti a discipline molto radicate nella penisola iberica come tennis, ciclismo o basket. Il trend era quindi già sotto gli occhi di tutti; i fondamentali di questo sport sono semplicemente perfetti per non diventare un fenomeno di massa: sociale e aggregante, gender-equal, facile da iniziare, ma con una curva di apprendimento continua che non si appiattisce. La pandemia in Italia non ha fatto altro che accelerare questo fenomeno già in atto. In questo contesto, il gap domanda-offerta rappresentava già un’opportunità, e sono dunque iniziati a fioccare i padel club. La maggior parte degli imprenditori si è concentrata sulla creazione dell’infrastruttura, dando poca importanza alla gestione del club stesso. SPH, fin dall’inizio, ha individuato nel club management e nella formazione tramite un corpo di coach di prima classe il proprio fattore differenziante, con l’obiettivo di creare una forte community attorno ai nostri club. Innoviamo continuamente, standardizzando i processi e digitalizzando le operazioni, con l’obiettivo di rendere l’esperienza dei nostri padelisti il più fluida e coinvolgente possibile. Questi elementi, finora, ci hanno permesso di raggiungere ottimi risultati e di affermarci come un punto di riferimento in Italia per il padel.»
Un messaggio per i giovani che aspirano a intraprendere un percorso imprenditoriale? Quali sono le qualità e le strategie che consideri fondamentali per avere successo nel mondo delle startup, soprattutto in un settore emergente come il padel?
«Ci sono sicuramente dei must-have per avere successo nel mondo delle startup: passione per la propria idea, product-market fit, ecc. Credo inoltre che flessibilità e resilienza siano essenziali per fare questo mestiere: bisogna saper provare e correggere se e quando necessario (spesso!). Inoltre, in mercati in forte crescita, è importante bilanciare l’esecuzione rapida con investimenti a medio-lungo termine. Nell’industria del padel, ad esempio, abbiamo cercato di far crescere rapidamente il numero dei nostri club, ma dedicando comunque molta attenzione e risorse a quelli che riteniamo essere i fattori differenzianti per il nostro futuro: standardizzazione e digitalizzazione dei processi, per un’esperienza sempre migliore per la nostra community.»
Grazie Guido!
Gloria Chiocci