Matteo Albizio 30 anni e Nicolò Santin 29, sono entrambi di Treviso. Uno con una laurea in Ingegneria Aerospaziale a Padova e l’altro in economia a Venezia. Insieme nel 2019 hanno fondato Gamindo una startup che sviluppa videogiochi per le aziende, permettendo loro di promuoversi in modo innovativo e con un alto impatto sociale, grazie ad un meccanismo di donazioni a enti non profit. Andiamo a conoscere la loro storia!
Matteo com’è nata l’idea che il gioco poteva diventare una forma di donazione?
«L’idea nasce mentre Nicolò stava scrivendo la sua tesi di laurea quando si trovò a leggere un articolo che parlava della canzone “Gangnam Style” che aveva raccolto 4 milioni di dollari grazie alla pubblicità su YouTube. Nicolò pensò che attraverso un video, fatto diventare virale, si sarebbero potuti raccogliere quantità ingenti di fondi da donare in beneficenza.
Da lì a poco però si trovò a studiare il fenomeno dei videogiochi brandizzati e sponsorizzati dalle aziende per aiutarle a promuoversi in modo più coinvolgente e innovativo. Iniziò così a cercare qualche spunto da manager di aziende e giornalisti, in concomitanza della sua tesi uscirono su delle testate locali i primi articoli che parlavano sua dell’idea di fondare una startup che voleva donare a no profit mediante videogiochi. Lessi uno di quei articoli dal titolo: “Ragazzo di Treviso vuole donare 1 miliardo in beneficenza” incuriosito mi interessai subito all’idea, ci incontrammo nel giro di tre mesi mi licenziai e così è nata Gamindo!»
Come si dona a enti non profit giocando con Gamindo?
«Oggi nel mondo oggi ci sono più di 2 miliardi di persone che giocano ai videogiochi con un’età media di 34 anni. Per farti capire attualmente l’industria dei videogiochi vale più del doppio dell’industria del cinema e della musica messe insieme. Quello che noi facciamo sono prevalentemente giochi brandizzati, dove la grafica, le musiche e i contenuti sono collegati a un brand e per questa ragione i nostri giochi non hanno pubblicità invadenti ma è integrata nel gioco stesso.
Parallelamente le persone giocano ai nostri giochi perché ogni partita donano un centesimo in beneficenza pagato dall’azienda promotrice. Ad esempio l’azienda mette 1.000€ in beneficenza e ogni volta che una persona gioca viene donato 1 centesimo e questo spinge le persone a preferire questi giochi piuttosto ai tradizionali. Abbiamo creato questa piattaforma con tanti giochi dove si può scegliere a cosa giocare e a quale ente donare.
Ci piace definirla un “win, win, win” dove le aziende si promuovono in modo innovativo, gli utenti si divertono e donano, le no profit ricevono fondi.»
Space Shelter è l’ultimo videogioco che avete lanciato in partnership con Google per promuovere la sicurezza informatica, come funziona?
«Lavorare con Google per una startup piccolina come la nostra è stato incredibile. Il gioco è stato un lungo lavoro proprio perché il tema della sicurezza informatica è importantissimo. Oramai facciamo tutto online e ancora troppo spesso ci dimentichiamo di quanto sia importante salvaguardare e proteggere la nostra sicurezza.
Con Google abbiamo ideato un gioco che ha l’obiettivo di spiegare in forma semplice e divertente la sicurezza informatica. Space Shelter è infatti un viaggio spaziale con degli astronauti che devono attraversare l’universo per arrivare al porto sicuro. In questo viaggio ci sono degli enigmi da risolvere legati alla sicurezza informatica. Associato a questo gioco c’è anche una donazione a Techsoup un ente che offre borse di studio per ragazzi che desiderano studiare sicurezza informatica.»
Un consiglio a chi desidera diventare startupper?
«Partendo dalla mia esperienza, dopo la laurea in ingegneria ho iniziato a lavorare subito in una multinazionale, mi trovavo molto bene ma sentivo il desiderio di fondare qualcosa di mio. Non è stato facile nel licenziarmi e creare la mia azienda, ma ora posso dire che è stata la migliore scelta che abbia mai fatto!
Se sentite che quella è la vostra strada provateci, non abbiate paura di fallire e non riuscire. Ricordo bene la sensazione prima di licenziarmi mi sembrava una follia poi però scatta qualcosa e nel momento in cui ti butti ti rendi conto che quello che pensavi impossibile non lo è! Ora lavoro molto più di prima ma sono felice e non mi sembra nemmeno di lavorare!
Altro mio consiglio soprattutto quando si parte non abbiate paura di raccontare la vostra idea, parlatene e raccontatela a tutti più che potete. Nicolò l’ha fatto e grazie a questo ha conosciuto me e tante altre persone che sono state importanti nella realizzazione di Gamindo. Non abbiate paura che vi rubino l’idea perché poi bisogna realizzarla e non è così semplice!
Ultima cosa circondatevi di persone migliori di voi in qualcosa, non cercate di essere i migliori della vostra startup ma trovate qualcuno che possa guidarvi solo così crescerete.»
Grazie Matteo e Nicolò!
Gloria Chiocci