Riccardo Queri: “Hard in the Paint la nostra missione è creare opere d’arte sui campi da basket delle città”

La storia di Riccardo Queri, 34 anni, perugino è un bellissimo esempio di passione trasformata in lavoro e in associazionismo attraverso Hard in the Paint, un’associazione che unisce riqualificazione urbana, basket e street art nelle città italiane. Attualmente i campi da basket trasformati in vere e proprie opere d’arte sono tre in provincia di Milano ma presto arriveranno in altre città. Andiamo a conoscere insieme Riccardo e scoprire le tappe più significative del suo percorso.

Riccardo, da Perugia a Milano, da sviluppatore a Product Designer, ora Head of Product. Come si è sviluppato il tuo percorso professionale?

«Vorrei dire di essere nato con la passione per il digitale e la tecnologia. La realtà è che a 16 anni facevo fatica a far funzionare il modem di casa. Ho deciso di iscrivermi a informatica a pochi metri da casa (Perugia città universitaria per eccellenza) senza sapere benissimo a cosa andassi incontro e da lì ho avuto tante esperienze diverse. Dallo sviluppo app iOS, alla formazione, fino ad arrivare ad avvicinarmi al mondo della user experiencedesig, che mi ha portato a trasferirmi a Milano. Ho capito quasi subito che, benché amassi ogni aspetto del digital (sviluppo, design e modelli di business), la consulenza non faceva per me e mi sono mosso nel mondo SAAS, in MotorK, dove sono cresciuto come Product Manager. Ora sono Head of Product della divisione “dealership online retailing”, uno dei punti di forza della nostra suite. Il mio lavoro consiste nel pianificare l’evoluzione di prodotto e monitorare dati e feedback di clienti, a contatto ogni giorno con tecnologia, design, business e utenti finali, in un contesto in continua crescita.»

Nel tempo libero, porti avanti alcuni progetti personali. Ultimamente so che fai parte dell’associazione di volontariato, che unisce riqualificazione urbana, basket e street art. Puoi raccontarmi di più?

«La pallacanestro è sempre stata la mia più grande passione. A Perugia da anni faccio parte del collettivo DAT Street Classic, che annualmente organizza una manifestazione 3 contro 3 di beneficenza. Vivendo gran parte della mia vita a Milano, ho dovuto allontanarmi (a livello pratico, non certo emotivo) dall’associazione DAT, ma con due perugini con il mio stesso background e nuovi amici milanesi abbiamo intrapreso la nuova avventura Hard in the Paint.

La nostra vision è creare delle vere e proprie opere d’arte sui campi della città (anzi, delle città, visto che speriamo presto di espanderci in altre regioni). I campi sono disegnati per essere belli, ma anche giocabili, con righe regolamentari, fatti con vernici resistenti e che non intaccano il grip del campo. È il nostro modo per ridare qualcosa a uno sport che ci ha dato tanto dal punto di vista umano e di crescita: stare in una squadra sportiva non è diverso da stare in qualsiasi altra comunità familiare o lavorativa.

Abbiamo iniziato autofinanziandoci con offerte alla nostra associazione, completando i primi 3 campi fuori Milano (2 a Rozzano, uno a Casarile) e abbiamo ora una pipeline ben nutrita da qui all’anno prossimo, quindi sentirete parlare di noi. Stiamo anche ricevendo alcune proposte di partnership da realtà rilevanti che si sono accorte di noi e credono nel progetto. Presto nasceranno quindi le prime collaborazioni con brand interessati ad associare la loro immagine alle nostre idee di sport, arte e aggregazione. Abbiamo molto da raccontare, per chi volesse più informazione, è possibile contattarci qui

Quale consiglio ti senti di dare a tutti quei ragazzi che stanno leggendo questa intervista?

«Createvi un side project: se ce l’avete già, non mollatelo, anche quando sembra troppo impegnativo rispetto al lavoro o allo studio. Vi servirà ad affinare le soft skills, uscire dalla comfort zone ed entrare in contatto con un network di persone con i vostri stessi interessi ma prospettive diverse. Fatelo in un ambito che vi appassiona, senza metterci troppa pressione, sarà un’esperienza positiva e di crescita. E, mi raccomando, cercate di portarvi un pezzettino di quell’esperienza al lavoro.»

Grazie Riccardo! 

Gloria Chiocci